Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, aprendo il webinar dedicato alla Giornata nazionale del mare, ha lanciato la notizia dell’adesione dell’Italia ai Blue leaders, in quanto ne condivide principi ed obiettivi. Si tratta di una alleanza di Paesi che nasce nel 2019 per attirare l’attenzione verso le azioni da mettere in campo per tutelare gli oceani.
“Il Mar Mediterraneo è uno dei più grandi hotspot di biodiversità del pianeta e preservare il nostro mare è fondamentale. Ci impegniamo a proteggere il 30% dei mari entro il 2030, non solo in maniera formale, ma con dei chiari indicatori”.
Ilaria Fontana, sottosegretaria di Stato al Mite, ha richiamato l’importanza di aver approvato un mese fa la riforma costituzionale che mette al centro la biodiversità nella nostra Costituzione.
“È un passo centrale anche per la biodiversità marina minacciata su tutti i fronti, dobbiamo capire come cambiare la rotta in modo definitivo. Il Mediterraneo è un patrimonio ma vediamo che si sta scaldando e questo va fermato, insieme alla pesca intensiva e al problema della plastica. Abbiamo recepito la direttiva Sup e approvato il Decreto Salvamare, legge rivoluzionaria che finalmente permetterebbe ai nostri pescatori di avere uno strumento in più che gli permetterebbe di raccogliere i rifiuti. Altro problema sono le microplastiche”.
“Come ministero”, conclude Fontana, “stiamo facendo un lavoro straordinario e abbiamo insieme ad Ispra una strategia marina che viene sviluppata attraverso l’attività quotidiana. Il mare è ancora inesplorato, quindi molte soluzioni possono derivare dai dati. Bisogna mettere a sistema le buone pratiche che ogni area marina protetta attua, perchè è un laboratorio di economia circolare”.
Mappatura e digitalizzazione dei fondali marini
I nostri fondali marini sono degradati e per questo motivo il ministro Cingolani ha insistito per inserire un progetto da 400 milioni di euro per il loro recupero, da realizzare insieme a Ispra.
Oliviero Montanaro, direttore generale del patrimonio naturalistico e del mare, ha illustrato l’attività futura: “La prima attività sarà la mappatura dei fondali che ci consentirà di capire dove intervenire urgentemente, invece in un secondo momento, ripristineremo i fondali marini degradati. È un obiettivo fondamentale anche a livello europeo, quindi sfrutteremo al meglio il Pnrr per recuperare i fondali marini”.
Ad agevolare questa attività di ripristino, oltre all’impiego di strumenti di ultima generazione nel campo della robotica marina, grazie a cui saranno mappati 40mila ettari di superficie marina, contribuiranno anche le attività di ripristino attivo, per la prima volta al mondo, di rimpianto dei coralliferi e delle posidonie, elementi fondamentali della strategia. Attraverso queste operazioni, si arriverà ad attuare il “Marine ecosystem protection” entro il 2026, ovvero la mappatura delle aree marine profonde.
Montanaro ha sottolineato come le quasi 30 aree marine protette siano un laboratorio di sperimentazione per proteggere l’ambiente, ma anche per contribuire allo sviluppo economico e fare da propulsore ad un modello di ciò che si dovrebbe applicare ovunque.
In questo senso, la digitalizzazione delle aree protette ha due obiettivi: “Mettere a disposizione un’app che aiuterà a conoscerle meglio e a conoscere i servizi che vengono offerti e integrare l’area marina a livello economico e sociale”.
Un Decennio completamente dedicato al mare sotto la gestione italiana
Francesca Santoro, specialista del Programma della Commissione Oceanografica intergovernativa Unesco e promotrice in Italia del Decennio del mare 2021-2030, ha evidenziato l’importante ruolo dell’Italia in questo decennio, infatti il nostro Paese coordina due programmi che avranno un respiro di 10 anni per poter realizzare gli obiettivi stabiliti.
“Conoscere meglio il mare è fondamentale per poter gestire le azioni di ripristino e per passare da una descrizione dei fenomeni alla proposta di soluzioni”, ha dichiarato Santoro.
“L’oceano è il nostro miglior alleato sulla crisi climatica ma subisce impatti notevoli, dunque abbiamo creato una piattaforma per convogliare qui le conoscenze e fornire un luogo in cui si possano creare nuovi progetti, proponendo attività a livello scolastico o un nuovo evento che miri a coinvolgere tutti. Solo il 20% del fondale marino è mappato, quindi vogliamo colmare questa lacuna della conoscenza. La nostra Commissione è ai primi posti tra i primi dieci a livello di produzione scientifica al mondo. Noi puntiamo molto sulla parte educativa e sul creare questa cultura del mare e oceanica, per trasformare il sapere in azioni concrete”.
Le blue carriers
Santoro, ha inoltre parlato di come le aree marine protette siano un laboratorio permanente, anche dal punto di vista della formazione e del coinvolgimento dei giovani, per capire come i mestieri del mare crescano continuamente.
“Abbiamo da poco firmato un accordo per fare un Oceaton e mettere in campo dei progetti da realizzare che dimostrano che ci si può occupare del mare anche se non si è scienziati, ma ad esempio a livello di economisti, comunicatori e altro. Porteremo avanti il “curriculum blu”, affinché i ragazzi aumentino le loro capacità nel campo”.
Le azioni messe in campo per arginare l’inquinamento da plastica
Tra le azioni concrete che si stanno mettendo in campo per far fronte all’emergenza della plastica, il dott. Francesco Calzolari membro di Coimar, ha parlato della flotta Castalia e della sua preziosa attività che si svolge attraverso la presenza di 32 unità navali.
Queste effettuano il pattugliamento delle coste italiane per effettuare la raccolta del marine-litter, cioè qualsiasi materiale solido persistente, fabbricato o trasformato e in seguito scartato, eliminato, abbandonato o perso in ambiente marino e costiero. Inoltre, un nuovo contratto con la società Castalia si occupa prettamente del recupero di idrocarburi. Delle unità navali, 19 si occupano del marine-litter, mentre le altre monitorano le attività offshore dove avviene l’attività estrattiva degli idrocarburi.
Ha dichiarato Calzolari: “Abbiamo dislocato queste unità in corrispondenza delle aree marine protette, dell’estrazione degli idrocarburi e nelle foci dei fiumi. Da dicembre 2020, le unità hanno recuperato 6,4 tonnellate di rifiuti plastici nelle nostre acque. Contestualmente, è partito il progetto Corepla per il recupero degli imballaggi in plastica con il medesimo Consorzio, che li recupera e tratta veicolandoli negli impianti autorizzati e conferendoli a riciclo”.
“Rimane fondamentale, conclude, la Legge Salvamare per consentire ai pescatori di bonificare, invece essi attualmente, qualora raccolgano questi rifiuti con le reti ne diventano poi responsabili e ne devono pagare lo smaltimento se vogliono riportarli a terra, anziché lasciarli ad inquinare il mare. È quasi giunta al termine del suo processo parlamentare, la sottosegretaria Fontana è impegnata in questo sforzo, ma dobbiamo anche agire al di là delle norme. Bisogna fare di tutti i giorni la giornata del mare, soprattutto non inquiniamo con la plastica e adottiamo un responsabile consumo alimentare che può portare un beneficio al mare e a tutti noi”.
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