Giornata mondiale della tigre, cosa possiamo imparare dalla Thailandia

Le misure antibracconaggio e la reintroduzione delle prede hanno portato alla crescita della popolazione thailandese di tigri, precedentemente in declino

Oggi, 29 luglio, si celebra la Giornata mondiale della tigre. Quest’anno, c’è una bellissima notizia con cui festeggiare: il governo thailandese ha annunciato che, grazie alle misure adottate contro perdita di habitat e bracconaggio, la popolazione locale di tigri è cresciuta, fino a raggiungere una quota compresa fra i 179 e i 223 esemplari.

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Foto di Frida Lannerström su Unsplash

I ranger e la tecnologia contro il bracconaggio

Si tratta di una svolta significativa per le tigri del Sudest asiatico, secondo il WWF, considerando che la specie si è già estinta in Cambogia, Laos e Vietnam. “Il governo ha intensificato le squadre di pattugliamento antibracconaggio nei parchi nazionali e nei santuari della fauna selvatica”, spiega Rungnapa Phoonjampa, direttrice del programma Foreste occidentali e Fauna selvatica di Mae Ping del WWF-Thailandia. “La presenza dei ranger aiuta a scoraggiare i bracconieri e, con l’aiuto di strumenti innovativi di monitoraggio come lo SMART, è possibile monitorare le zone più calde”.

Lo SMART (Spatial Monitoring and Reporting Tool) è un sistema che aiuta i conservazionisti a semplificare e standardizzare la raccolta e l’analisi dei dati relativi alla gestione delle specie selvatiche, migliorando il controllo di attività illegali come il bracconaggio, ma anche legali, come il turismo e il prelievo di risorse naturali.

Il monitoraggio delle tigri in cattività e del numero di prede in natura

Ci sono poi altri due aspetti su cui lavorare, secondo il WWF, che svela come il commercio illegale di fauna selvatica dipenda anche dalla domanda di tigri delle strutture in cattività. L’organizzazione sta collaborando con il Dipartimento dei Parchi nazionali, della Fauna selvatica e della Conservazione delle piante per istituire un database nazionale del DNA degli esemplari in cattività, così da ridurre le illegalità.

Parallelamente, “più riusciremo ad aumentare le prede delle tigri, più crescerà anche il numero dei predatori”, prosegue Rungnapa Phoonjampa. È per questo che, negli ultimi tre anni, sono stati reintrodotti oltre cento cervi sambar nei territori abitati dalle tigri nel complesso forestale occidentale. “Abbiamo recentemente avviato anche lo sviluppo di un piano nazionale di valutazione e recupero del banteng, una specie di bovino selvatico”, aggiunge l’esperta.

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L’importanza di costruire dei network

Questi esempi dimostrano come la collaborazione fra le varie parti interessate, a partire dalle istituzioni e dalle ONG locali, possa portare a risultati molto positivi dal punto di vista della conservazione delle specie, portando addirittura i conservazionisti a sperare in un futuro migliore. Lavorare su più fronti – dalla tutela degli ecosistemi nel loro complesso alla lotta contro tutte le pratiche illegali che minacciano la fauna selvatica – è fondamentale per avviare modelli di successo che consentano di raggiungere risultati concreti e a lungo termine.

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