In questo anno di record climatici negativi, il ghiaccio artico fa molto preoccupare. “È stato un anno pazzo al nord, con il ghiaccio marino a un minimo quasi record, ondate di calore di 100 gradi (Fahrenheit) in Siberia e massicci incendi boschivi”. Con queste parole Mark Serreze, direttore del National snow and ice data center (Nsidc) presso l’università del Colorado Boulder, ha commentato i risultati del lavoro pubblicati dal centro di ricerche da lui diretto il 21 settembre scorso.
La situazione del ghiaccio artico
L’estensione del ghiaccio artico è in una situazione allarmante: i dati diffusi sono passibili di un’ulteriore diminuzione prima dell’arrivo della stagione invernale. Attualmente (15 settembre 2020), la grandezza del ghiaccio marino è pari a 3,74 milioni di chilometri quadrati, la minore dell’intero anno. Nsidc rilascerà all’inizio di ottobre un’analisi completa delle possibili cause alla base delle condizioni del ghiaccio di quest’anno, aspetti interessanti della stagione di scioglimento, la configurazione per la prossima stagione di crescita invernale e grafici che confrontano quest’anno con la serie di dati storici.
Laura Meller, della campagna Oceani di Greenpeace nordic, a bordo della nave Artic sunrise in viaggio tra i ghiacci del Polo Nord, palesa una profonda preoccupazione: “La rapida scomparsa dei ghiacci marini è un chiaro segnale di quanto il nostro pianeta sia in pericolo: con lo scioglimento dell’Artico, l’oceano assorbe più calore e tutti noi diventiamo più esposti agli effetti devastanti dell’emergenza climatica”.
“L’anno 2020 rappresenterà un punto esclamativo sulla tendenza al ribasso dell’estensione del ghiaccio marino artico. Ci stiamo dirigendo verso un oceano Artico stagionalmente privo di ghiaccio e quest’anno è un altro chiodo nella bara”, conclude il direttore Serreze.
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