Gas serra, storica dichiarazione da parte del Tribunale internazionale del diritto del mare

L’Unione europea commenta invece le nuove misure sulla pesca del tonno nell’Oceano indiano

Il Tribunale internazionale del diritto del mare, noto con l’acronimo ITLOS, ha stabilito il 21 maggio che le emissioni di gas serra assorbite dagli oceani devono essere considerate una forma di inquinamento marino e che, di conseguenza, i governi sono chiamati a mitigare il riscaldamento globale e proteggere gli ecosistemi marini.

Tribunale internazionale del diritto del mare
Foto di Hiroko Yoshii su Unsplash

L’ITLOS ha espresso questo parere in seguito alle richieste avanzate dai rappresentanti di Antigua, Barbuda, Tuvalu e dalla Commissione dei piccoli Stati insulari sul cambiamento climatico e sul diritto internazionale.

Soddisfazione da parte di Greenpeace

“Il parere consultivo dell’ITLOS rappresenta un significativo passo avanti nel diritto ambientale e nella protezione dei nostri oceani. Stabilisce un chiaro precedente legale per affrontare il cambiamento climatico attraverso i quadri internazionali esistenti e rafforza le responsabilità degli Stati”, ha commentato Louise Fournier, consulente legale di Greenpeace International.

“Gli oceani sono il più grande serbatoio di carbonio del mondo. Ci forniscono cibo, mezzi di sussistenza, cultura e metà dell’ossigeno nell’atmosfera; sono vitali nella lotta contro la crisi climatica e nel mantenimento di tutta la vita sul Pianeta. L’ITLOS lo ha confermato all’unanimità: il cambiamento climatico è una minaccia esistenziale per i diritti umani”.

Esplorazioni petrolifere, traffico navale e rispristino degli ecosistemi

“OceanCare accoglie con entusiasmo questa decisione storica: la posizione del tribunale è inequivocabile: le emissioni di gas serra di origine antropica costituiscono inquinamento marino ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Di conseguenza, gli Stati hanno l’obbligo di adottare tutte le misure necessarie per prevenire, ridurre e controllare le emissioni che causano il cambiamento climatico e, quindi, il riscaldamento e l’acidificazione degli oceani”, ha aggiunto James Kerry, ricercatore della ONG svizzera OceanCare.

“La prevenzione e la riduzione dell’inquinamento dell’ambiente marino da parte dei gas serra devono seguire l’approccio precauzionale, il che significa che non dovrebbero avere luogo ulteriori estrazioni di gas o petrolio, che è una delle priorità di OceanCare. Il tribunale ha incluso nella sua sentenza anche l’inquinamento causato dalle navi e ha sottolineato l’obbligo degli Stati di ripristinare gli ecosistemi come parte dei loro impegni per preservare l’ambiente marino”, ha concluso Kerry.

La pesca del tonno e l’uso dei FAD

Nel frattempo, i membri della Commissione per il tonno dell’Oceano indiano (IOTC), riunitisi a Bangkok dal 13 al 17 maggio, hanno adottato nuove misure volte a rendere le attività di pesca più sostenibili. Molte si concentrano sull’impiego dei dispositivi di aggregazione dei pesci (FAD), oggetti galleggianti che proiettano delle ombre sull’acqua per attirare i pesci. Gettando le reti e le canne da pesca vicino ai FAD, i pescatori possono aumentare le loro chance di cattura, ma con un rischio più elevato di pesca accessoria. Per il momento, l’IOTC ha deciso di:

  • ridurre il numero di FAD per nave (dai 300 di oggi a 250 nel 2026, fino a 225 nel 2028);
  • vietare l’utilizzo di FAD che non abbiano alcuna componente biodegradabile;
  • arrivare all’utilizzo di FAD completamente biodegradabili entro il 2030.
pesca tonno
Foto di Andre Lafuente su Unsplash

Mentre verranno migliorate le misure di gestione delle popolazioni di tonnetto striato e pesce spada, l’Unione europea si rammarica del fatto che la sua proposta di blocco delle attività di pesca per un mese nell’Oceano indiano non sia stata adottata. “Ciò avrebbe contribuito alla ricostituzione degli stock di tonno pinna gialla e tonno obeso, attualmente oggetto di sovrasfruttamento”, ha reso noto la Commissione.

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