Il dossier di Anfia 2021 sul trasporto delle merci fa una panoramica dei diversi tipi di trasporto, sia a livello nazionale che europeo, da cui emerge ancora all’interno dell’Unione europeo, una sostanziale preferenza per l’autotrasporto, tutt’altro che green. Ma, alla luce degli obiettivi fissati al 2025 e al 2030, anche questo sarà un settore che dovrà rivedere il proprio assetto.
I diversi tipi di trasporto impiegati a livello europeo
Nel 2018, ultimo dato disponibile Eurostat, il settore dei servizi di trasporto e stoccaggio (compresi i servizi postali e di corriere) nell’Unione europea impiegava 10,3 milioni di persone, circa il 5,3% della forza lavoro totale.
Quasi il 52% lavora nei trasporti stradali e ferroviari, il 3% nel trasporto per vie d’acqua (marittimo e interno vie navigabili), il 4% nel trasporto aereo e il 27% nel magazzinaggio e attività di trasporto, il restante 14% nelle attività postali e di corriere.
Il settore dei trasporti e magazzinaggio, nel 2018, ha generato un fatturato di 1.565 miliardi di euro.
Il trasporto merci su strada nell’Unione europea
All’interno di questo settore, il trasporto merci su strada occupa un ruolo fondamentale: nel 2018, ha movimentato nell’UE il 73% delle merci del traffico interno (esclusi mare e aereo), generato un fatturato di 324 miliardi di euro e impiegato oltre 3,07 milioni di persone in 533mila imprese.
Nello stesso anno, l’autotrasporto ha movimentato 1.708,9 miliardi di tkm (tonnellate per km), il +0,1% sul 2017.
In Italia, nel 2018 il trasporto merci ha movimentato 124,9 milioni di tkm, con un incremento del +4,4%, la crescita ha riguardato soprattutto il traffico nazionale. Il traffico merci interno, movimentato da tutti i vettori, invece è stato pari a 146,1 milioni di tkm (+2,8%).
In Italia prevale il trasporto merci su quattro ruote
Secondo la rilevazione Istat – Reporting Paese, il trasporto su strada resta la principale modalità di trasporto sia in tkm che in tonnellate. Nel 2020, ha movimentato 979 milioni di tonnellate di merci, in aumento del 6,3% sui volumi del 2018 (pari a 921 milioni di tonnellate).
Il trasporto ferroviario invece, ha movimentato nel 2019 oltre 94 milioni di tonnellate (-3% sul 2018) riportando i volumi a quelli del 2017. I principali Paesi di destinazione delle merci sono alcuni Paesi europei, tra cui: la Germania, il Belgio e i Paesi Bassi.
Il trasporto marittimo ha movimentato nel 2019, 508 milioni di tonnellate di merci (+1,2% sul 2018), di cui 315 milioni in trasporto internazionale (+3,3% sul 2018).
Sempre relativamente all’anno 2019, il trasporto aereo ha movimentato 1,05 milioni di tonnellate di merci e posta (-3,6% sul 2018), di cui poco meno di 1 milione nei trasporti internazionali (-4,3%).
Il volume del traffico merci su strada dell’Italia
Il Logistic Performance Index 2018 della Banca Mondiale colloca l’Italia al 19° posto nella classifica mondiale del trasporto internazionale, mentre a piazzarsi nei primi 20 posti sono 10 Paesi europei.
Secondo le rilevazioni Istat, tra il 2010 e il 2019, l’Italia ha perso il 21,5% delle merci movimentate su strada, passando da 175,8 mld di tkm a 138. Dopo una breve ripresa nel 2013, negli anni successivi c’è stata una riduzione delle merci movimentate fino alla rimonta iniziata nel 2017: +6,3% sul 2016, con 119,7 miliardi di tkm, +4,3% nel 2018 sul 2017 e +10,5% nel 2019 sul 2018, con 138 miliardi di tkm.
Italia, il traffico merci nel 2019
Sulla base dei dati Istat contenuti nel dossier, nel 2019 le movimentazioni di merci sono aumentate del 5,4% rispetto al 2018, con 1.075 milioni di tonnellate, oltre 55 milioni in più del 2018, sorpassando dopo anni di crisi, i volumi del 2014 (1.055 milioni di tonnellate).
Negli ultimi dieci anni, il traffico su distanze inferiori ai 50 km in tkm si è quasi dimezzato, attestandosi al -46%, mentre quello su distanze superiori ha registrato una riduzione del 19%.
Il 57,2% delle tkm movimentate nel trasporto nazionale è effettuato su distanze entro i 300 km, in crescita del 7,3% rispetto al 2018; il 42,8% su distanze superiori, in crescita dello 12,9%.
Le emissioni in Europa del trasporto su strada
Secondo il rapporto “Trasporto combinato alla luce del Green deal europeo” pubblicato a maggio 2021 dall’Uirr, l’Organizzazione europea che promuove il trasporto intermodale, il 25% delle emissioni in Europa è generato dai trasporti e quelli su strada rappresentano il 72% del totale.
Il trasporto ferroviario, in termini di emissioni, potrebbe offrire una soluzione alle sfide della decarbonizzazione imposte dall’Unione Europea per i prossimi anni.
Il problema della sostenibilità ambientale del trasporto su strada
Gli ambiziosi obiettivi di riduzione di CO2 al 2025 e al 2030, adottati dall’Unione, obbligano tutti i produttori di camion a concentrare gli investimenti in propulsori alternativi.
I dati di Acea (European automobile manufacturers’ association) mostrano che il 98,3% di tutti i camion medi e pesanti (oltre le 3,5 tonnellate) che circolano sulle strade europee è a trazione diesel. I veicoli elettrici rappresentano una quota infinitesimale di tutti i camion in circolazione, lo 0,01% e solo lo 0,4% a gas naturale.
Diventa pertanto indispensabile realizzare una diffusa rete di infrastrutture di ricarica per i camion, oggi praticamente inesistente. Inoltre, occorrerebbero degli incentivi per i camion elettrici, in modo da poter rinnovare la flotta.
L’auspicio di Anfia è che anche a livello nazionale si introduca un sistema premiale nei pedaggi autostradali in grado di incentivare indirettamente la diffusione delle alimentazioni alternative nel trasporto pesante.
Sul parco circolante il report 2019 di Acea riporta 6,6 milioni di camion sulle strade europee. La Polonia, con oltre 1,1 milioni di camion, possiede la più grande flotta dell’UE, seguita da Germania e Italia.
Inoltre, la flotta di camion sta “invecchiando” rapidamente: ha in media 12,4 anni, rispetto agli 11,7 anni del 2013.
La maggioranza dei camion venduti è ancora diesel: nel 2019, il 97,9% delle nuove immatricolazioni di veicoli medi e pesanti venduti in Europa è stata diesel, l’1,7% a gas naturale, lo 0,2% elettrico e lo 0,1% a benzina, stessa percentuale per l’ibrido-elettrico.
Come raggiungere l’obiettivo al 2030
Secondo le stime di Acea, per raggiungere l’obiettivo di riduzione della CO2 fissato per il 2030, occorre una flotta di circa 200mila camion medi-pesanti elettrici a batteria. Questo implica che le vendite di camion elettrici dovranno crescere di 28 volte nei prossimi 10 anni. Sicuramente, prioritario è anche investire in una rete di infrastrutture di ricarica: in accordo con l’Associazione di settore europea, si ritiene essenziale l’adozione da parte dell’UE di impegni vincolanti per lo spiegamento di almeno 37mila punti di ricarica, 50 stazioni di rifornimento di idrogeno e 750 stazioni di Gnl adatte per veicoli pesanti, già entro il 2025.
Le proposte di Anfia per il settore
Anfia, all’interno del dossier, avanza delle proposte, tra cui: la proroga e il rifinanziamento delle agevolazioni nazionali per l’acquisto di veicoli commerciali leggeri. Dato lo stato di “anzianità” del parco veicoli utilizzato in ambito urbano, anche per far fronte ai problemi relativi a qualità dell’aria e sostegno al mercato, si propone il rifinanziamento e la proroga della misura prevista dalla legge di bilancio 2021, che supporta gli investimenti delle imprese e il rinnovo del parco dei veicoli commerciali prevedendo il vincolo della rottamazione.
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