In Italia un neonato nasce con una porzione di cemento grande 135 mq. L’ultimo Rapporto Ispra-Snpa “Il consumo di suolo in Italia 2020”, presentato oggi in diretta live dalla Residenza di Ripetta a Roma, è allarmante. Anche se, a dirla tutta, il consumo di suolo cresce mentre la crescita demografica segue un’altra direzione.
I numeri del Rapporto sul consumo di suolo
Il Rapporto analizza le trasformazioni del suolo avvenute negli ultimi anni. Quest’anno raccoglie anche i dati inviati da 12 osservatori delle regioni e province autonome grazie al progetto Soil4Life. Oltre a questo elemento misura anche il degrado del territorio provocato da tanti altri fattori: perdita di produttività e di carbonio organico, erosione, frammentazione e deterioramento degli habitat, perdita di servizi ecosistemici.
Nel 2020, riportano Ispra-Snpa, sono stati persi altri 57 km2 di territorio nazionale al ritmo di 2 m2 al secondo. Anche in assenza di crescita demografica, o nei casi di decrescita, il rapporto tra popolazione e nuovo cemento è squilibrato. Ai 57 mln di m3 di nuovi cantieri e costruzioni registrati nel 2019 si è contrapposto il calo di oltre 120 mila abitanti. Ad ogni abitante oggi si possono far corrispondere 355 m2 di superfici costruite, rispetto ai 351 del 2017 e al 353 del 2018.
Allarme per le aree a rischio idrogeologico e sismico
Il dato più preoccupante riguarda le aree a maggior rischio idrogeologico e sismico: è lì che l’incedere del consumo di suolo è più marcato. “Nel 2019 risulta ormai sigillato il 10% delle aree a pericolosità idraulica media P2 (con tempo di ritorno tra 100 e 200 anni) e quasi il 7% di quelle classificate a pericolosità elevata P3 (con tempo di ritorno tra 20 e 50 anni)”, riportano l’Ispra e l’Snpa. Il 4% delle zone a rischio frana, il 7% a pericolosità sismica e oltre il 4% a pericolosità molto alta sono ricoperti da cemento.
La situazione in regioni e città
La Sicilia registra la crescita percentuale più alta nelle aree a pericolosità idraulica media. La Liguria ha il valore più alto di suolo impermeabilizzato in aree a pericolosità idraulica, pari a circa il 30%. Solo dalla Valle d’Aosta giungono segnali positivi: con 3 ettari di territorio impermeabilizzato nel 2019 è la prima regione italiana vicina all’obiettivo “Consumo di suolo 0”.
A consumare più suolo nel 2019 è il Veneto con +785 ettari. Seguono Lombardia e Puglia. Il comune italiano con la maggiore quantità di territorio trasformato in un anno è Roma seguito da Cagliari e Catania.
Aree davvero protette. Ma coste a rischio
Buone notizie per le aree protette dove nel 2019 gli ettari di suolo compromesso sono stati la metà dell’anno precedente, pari a 61,5. Lungo le coste, invece, si è perso un quarto della loro superficie: l’intensità del consumo di suolo è 2-3 volte superiore rispetto al resto del territorio.
In sette anni, dal 2012 al 2019, la perdita di suolo per la produzione agricola ha raggiunto i 3.700.000 di quintali (stime Crea). In primo luogo si tratta di prodotti da seminativi. Il danno economico ammonta a 7 miliardi di euro.
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Costa: “Dati preoccupanti”
“I dati che emergono dal Rapporto Ispra Snpa sul Consumo di suolo in Italia sono preoccupanti”, commenta il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, “non è questa l’eredità che vogliamo lasciare ai nostri figli e nipoti”.
I numeri, prosegue il ministro, sottolineano “l’urgenza di accelerare l’iter di approvazione del Ddl sul consumo del suolo”. Per questo Costa ha rivolto “un appello alle forze politiche a procedere rapidamente” ad approvare il Ddl sul consumo del suolo. Misura che consentirà, assicura il ministro, di puntare “sulla rigenerazione urbana, sul riutilizzo degli edifici dismessi che possono diventare spazi fruibili per i cittadini, contrastando duramente ogni forma di abusivismo che deturpa il paesaggio aggirando leggi e norme di sicurezza”.
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