Grandi incendi nel Circolo Polare Artico si sono registrati nel mese di giugno. Il problema affligge soprattutto la Repubblica russa di Sakha, che ha osservato temperature dell’aria molto più elevate e condizioni superficiali più secche rispetto a quelle tipiche di questo periodo dell’anno: situazioni che favoriscono il divampare di incendi boschivi.
Gli scienziati di Copernicus hanno monitorato un aumento significativo del potere radiativo totale giornaliero degli incendi (FRP), che indica l’intensità dei roghi e delle emissioni di fumo in tutta la regione.
The @CopernicusECMWF Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) has been tracking wildfire emissions and resulting smoke transport in the Arctic Circle during June 2024. Their findings show that the majority of the wildfires are burning in Sakha Republic of Russia. pic.twitter.com/g7oVeXZoOk
— Arctic Basecamp (@ArcticBasecamp) June 27, 2024
Le emissioni totali mensili di carbonio degli incendi boschivi, stimate da Copernicus sulla base delle osservazioni dell’FRP, sono le terze più alte degli ultimi due decenni, con 6,8 megatonnellate di carbonio, dopo i mesi di giugno 2020 e 2019.
La Siberia a fuoco: un problema per tutti noi
I cambiamenti del clima artico sono di grande importanza per tutti, poiché hanno un impatto sul sistema Terra nel suo complesso. In quest’ottica, Copernicus ha collaborato con Arctic Basecamp. “L’Artico è il punto di partenza dei cambiamenti climatici e l’aumento degli incendi in Siberia è un chiaro segnale d’allarme del fatto che questo sistema essenziale si sta avvicinando a pericolosi punti di svolta climatici – ha detto Gail Whiteman, professore dell’Università di Exter e fondatore di Artic Basecamp –. Ciò che accade nell’artico non rimane lì: il cambiamento artico amplifica i rischi a livello globale per tutti noi. Questi incendi sono un grido d’allarme che richiede un’azione urgente”.
Il fumo degli incendi scioglie il ghiaccio
Nello studio, gli autori hanno notato che, nonostante l’area boschiva bruciata totale sulla Terra sia in diminuzione, il comportamento degli incendi sta peggiorando in diverse regioni. Ciò avviene in particolare nelle regioni boreali e nelle foreste di conifere temperate, con conseguenze nocive per quanto riguarda le emissioni di anidride carbonica e l’esposizione umana agli incendi.
Oltre alle emissioni di carbonio, il fumo degli incendi ha un impatto sulla qualità dell’aria e può portare alla deposizione di particelle inquinanti. Ad esempio, la deposizione di nerofumo e fuliggine derivante dagli incendi può potenzialmente scurire le superfici di neve e ghiaccio, facendogli assorbire più energia solare e quindi renderli più inclini allo scioglimento.
Stato di emergenza a Sakha
Le previsioni Copernicus hanno mostrato che il fumo degli incendi viene trasportato in tutta la regione. Le autorità della Repubblica russa di Sakha hanno dichiarato lo stato di emergenza l’11 giugno, quando sono divampati i primi roghi. Secondo le ultime informazioni dell’organizzazione federale Avialesookhrana, il 27 giugno in questa zona erano attivi 72 incendi boschivi, per una superficie di 283.266 ettari.
Oltre agli incendi nell’Artico, Copernicus ha seguito anche l’intensità e le emissioni degli incendi nelle zone umide nel Mato Grosso do Sul, in Brasile, dove il totale giornaliero di FRP è stato significativamente superiore alla media per diverse settimane. Inoltre, le emissioni totali di carbonio, nei mesi di maggio e giugno, sono state le più alte mai registrate negli ultimi due decenni.
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