I negoziati sul clima della Cop29 a Baku si sono conclusi il 24 novembre con i delegati che hanno concordato un nuovo obiettivo di finanziamento per il clima. L’accordo stabilisce di erogare almeno 286 miliardi di euro all’anno entro il 2035, con i Paesi economicamente sviluppati che assumono la guida, e quelli in via di sviluppo incoraggiati a contribuire su base volontaria. La Conferenza delle Parti ha anche invitato tutti gli attori a lavorare per aumentare i finanziamenti ad almeno 1,25 trilioni di euro da tutte le fonti pubbliche e private.
I Paesi in via di sviluppo sono quelli che subiscono maggiormente l’impatto del cambiamento climatico, e sono anche quelli meno attrezzati per affrontarlo. Il nuovo obiettivo, che entrerà in vigore nel 2026, sostituisce l’attuale target annuale di circa 96 miliardi di euro, raggiunto con due anni di ritardo nel 2022 e da più parti ritenuto insufficiente per soddisfare le crescenti esigenze di passare alle rinnovabili, e di adattarsi ai fenomeni climatici estremi, da parte delle nazioni più vulnerabili.
Cop29: “Miglior accordo possibile che potessimo raggiungere”
Se il presidente della Cop29, Mukhtar Babayev, ha definito il Baku Finance Goal quale “miglior accordo possibile che potessimo raggiungere”, per Manuel Pulgar-Vidal, responsabile globale per il clima e l’energia del Wwf, già ministro dell’ambiente del Perù e presidente della Cop20, invece si “rischia di far regredire l’azione per il clima proprio nel momento in cui accelerarla è più critico”. Dopo due settimane di negoziati tesi e polarizzati, il summit delle Nazioni Unite sul clima ha dunque aumentato l’obiettivo dei finanziamenti per il clima rispetto alla precedente bozza di testo, prestando “particolare attenzione al supporto dei paesi meno sviluppati e dei piccoli stati insulari in via di sviluppo, con disposizioni su accessibilità e trasparenza” si legge a commento nella nota stampa.
Battezzato dalla presidenza come “il fulcro di un pacchetto di accordi che garantiscono progressi in tutti i pilastri climatici”, secondo gli esperti dell’International Institute for Applied Systems Analysis (Iiasa) il Baku Finance Goal rappresenta, al contrario, “un risultato deludente, oscurato dalle tensioni geopolitiche”. L’impegno finanziario di 286 miliardi di euro non sarebbe dunque sufficiente a fornire i fondi iniziali per una maggiore ambizione di mitigazione, né ad aiutare i Paesi in via di sviluppo ad evitare difficoltà umanitarie ed economiche derivanti dall’impatto di fenomeni estremi previsti in aumento. L’azione proseguirà con i prossimi negoziati nel 2025 in Brasile, dove la comunità globale dovrà discutere i meccanismi su come aumentare gli obiettivi e mobilitare finanziamenti.
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Finanziamenti per il clima: operativo il Fondo per le perdite e i danni
Per quanto riguarda il Fondo per le perdite e i danni, viene reso noto che è pronto a distribuire denaro nel 2025: una decisione attesa per affrontare le sfide poste dagli impatti del cambiamento climatico nei Paesi in via di sviluppo, tra cui i piccoli stati insulari e le nazioni africane.
L’istituzione del Fondo è stata concordata durante la Cop27, tenutasi in Egitto, per fornire assistenza finanziaria ai Paesi più vulnerabili alla crisi climatica. Durante la Cop28, negli Emirati Arabi Uniti, è stata presa la decisione di avviare le operazioni del Fondo, e l’attuale Cop29 ha adottato le misure per garantirne l’operatività, lavorando a stretto contatto con il suo Consiglio e la Banca Mondiale.
Nell’ambito del summit di Baku, sono stati firmati diversi accordi importanti ad esso relativi: tra questi, il Trustee Agreement e il Secretariat Hosting Agreement, tra il Consiglio del Fondo e la Banca Mondiale, nonché l’Host Country Agreement tra il Consiglio e il Paese ospitante, la Repubblica delle Filippine. Ad oggi, il sostegno finanziario totale promesso supera i 697 milioni di euro.
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I nuovi mercati internazionali del carbonio: oltre l’Accordo di Parigi
I flussi finanziari dai mercati del carbonio potrebbero raggiungere i 955 miliardi di euro all’anno entro il 2050, con il potenziale di ridurre i costi di implementazione dei piani climatici nazionali (Ndc) di 239 miliardi di euro all’anno: “Se combinati, l’obiettivo finanziario di Baku e l’articolo 6 (dell’Accordo di Parigi, ndr) cambieranno per sempre l’architettura finanziaria globale per il clima reindirizzando gli investimenti verso i Paesi in via di sviluppo” si legge nella nota stampa della Cop29.
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Concentrando l’attenzione sull’elemento in sospeso dell’Accordo di Parigi, l’articolo 6 punta ad instaurare mercati del carbonio affidabili e trasparenti per i Paesi che collaborano per raggiungere i loro obiettivi climatici. Le nuove norme adottate creano due diversi tipi di mercati: il primo, noto come articolo 6.2, regola il commercio bilaterale di carbonio tra i Paesi, mentre l’articolo 6.4 crea un meccanismo di accreditamento globale per “vendere” le riduzioni delle emissioni.
Entro febbraio 2025 tutti i Paesi dovranno presentare nuovi piani su come intendono ridurre le proprie emissioni. Sarà questo il prossimo importante indicatore su come si procederà nel percorso verso il net zero. Alcune nazioni hanno già presentato i loro piani nel corso della Cop29 e, in particolare, Regno Unito, Brasile ed Emirati Arabi Uniti sono stati elogiati per i loro obiettivi ambiziosi.
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