L’Onu ha pubblicato la prima bozza di accordo della Cop26. Il documento, licenziato dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici – Unfccc, stabilisce come i Paesi dovranno ridurre le emissioni per evitare aumenti di temperatura superiori a 1,5° C rispetto ai livelli pre industriali. La spinta a revisioni più coraggiose e regolari dei piani climatici nazionali è considerata necessaria perché, secondo le stime delle Nazioni Unite, gli attuali impegni al 2030 porterebbero a un riscaldamento di 2,4° C.
La bozza ricorda ai Paesi che, in base all’Accordo di Parigi, possono essere presentarti nuovi e più ambiziosi impegni climatici e, per la prima volta, chiede di eliminare gradualmente i sussidi al carbone e ai combustibili fossili. Sollecita poi le economie mondiali a impegnarsi nel sostegno finanziario ai Paesi in via di sviluppo, oltre 100 miliardi di dollari all’anno. La Conferenza prende atto dell’urgenza di affrontare perdite e danni a persone, mezzi di sussistenza e infrastrutture causati dall’impatto del cambiamento climatico nelle aree più vulnerabili.
L’accordo dovrà ora essere negoziato e concordato dai Paesi che prenderanno parte ai colloqui entro la fine del summit, venerdì 12 novembre.
Crisi climatica, la risposta della Cop26 è: “Finanza per l’adattamento”
La bozza di accordo si concentra sulla necessità di rafforzare le azioni per l’adattamento e la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici. La parte più significativa del documento è la spinta a migliorare i vari piani di riduzione del carbonio. A tal fine, si esortano i Paesi a rivisitare e rafforzare gli obiettivi per il 2030 nei loro contributi nazionali volontari e si invita le Parti che non l’hanno ancora fatto a presentare le comunicazioni di adeguamento entro la fine del 2022.
Il “progetto di decisione” riconosce che “limitare il riscaldamento globale a 1,5° C entro il 2100 richiede una rapida e profonda riduzione delle emissioni globali di gas serra, compresa la riduzione globale emissioni di anidride carbonica del 45% entro il 2030 rispetto al livello del 2010 e allo zero netto intorno alla metà del secolo”, si legge nel documento.
Accogliendo con favore i contributi di 350 milioni di dollari – circa 303 milioni di euro – versati al Fondo di adattamento, invita le banche multilaterali di sviluppo, altri finanziatori e istituzioni a migliorare la mobilitazione finanziaria “al fine di fornire la portata delle risorse necessarie per realizzare piani climatici, in particolare per l’adattamento, e incoraggia le Parti a continuare a esplorare approcci e strumenti innovativi per mobilitare finanziamenti per l’adattamento da fonti private”, viene sottolineato.
Sforzi per equità, migliori tecnologia e scienza disponibili
La Conferenza della Parti riconosce inoltre la necessità di garantire una transizione giusta verso un futuro a basse emissioni di carbonio e la creazione di posti di lavoro dignitosi e di qualità. Anche attraverso l’allineamento delle risorse finanziarie, la diffusione e il trasferimento di tecnologia ai Paesi in via di sviluppo.
Nell’ambito della Giornata della scienza e dell’innovazione, che la Cop26 ha celebrato lo scorso 9 novembre, sono state lanciate diverse iniziative volte a rafforzare la cooperazione internazionale tra governi, mondo accademico, imprese e società civile. L’obiettivo è assicurare che la scienza e l’innovazione raggiungano gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
47 Paesi si sono impegnati a porre le basi per sistemi sanitari resilienti al cambiamento climatico, a basse emissioni di carbonio e sostenibili. Questi includono 42 Paesi che rappresentano oltre un terzo delle emissioni globali. 12 governi hanno fissato una scadenza al 2050 entro la quale il loro sistema sanitario raggiungerà lo zero netto.
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