Secondo un recente studio dell’università della California, pubblicato sulla rivista Global Change Biology, il compost contribuirebbe in modo più rilevante di quanto stimato finora nella generazione di carbonio nel suolo.
Misurazioni sbagliate
Secondo la ricerca, che ha realizzato una serie di rilevazioni nel lungo periodo a partire dall’inizio degli anni ’90, finora i livelli di carbonio nel suolo sono stati misurati in un modo non corretto e questo ha fatto sì che si puntasse su una sostanza che in realtà aveva un impatto ambientale deleterio.
Le rilevazioni effettuate
Gli studiosi hanno misurato le concentrazioni di carbonio organico del suolo a cinque diverse profondità (fino a due metri), per un periodo di 19 anni. Il tutto confrontando i diversi sistemi di coltivazione, tra cui appunto quello con il compost. Dai dati è emerso come il sistema che sfruttava il compost aveva registrato un aumento della concentrazione di carbonio nel suolo estremamente significativa, attestandosi su un valore di circa lo 0,7 per cento all’anno. Si tratta di numeri importanti visto che i cambiamenti del suolo sono molto lenti e graduali.
Compostaggio domestico
Rimanendo in tema di compost, la start up svizzera WormUp sta sperimentando un sistema di compostaggio per uso domestico. L’obiettivo è promuovere un ciclo virtuoso per per trasformare i rifiuti in fertilizzanti. L’idea è in particolare quella di convertire i rifiuti organici in fertilizzante grazie a una particolare tipologia di vermi, gli Eisenia foetida, che insieme a batteri e altri microrganismi producono compost.
Come funziona
Il sistema si utilizza sia in ambiente interno sia in ambiente esterno. Bisogna introdurre i rifiuti organici – come ad esempio fondi di caffè, bustine di té e scatole di uova – nel compostatore. I vermi, che sono attratti da qualsiasi rifiuto umido, si spostano direttamente sul materiale organico, convertendolo in fertilizzante di alta qualità. Il tutto, come spiega l’azienda, tramite un processo inodore e igienico.
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