Questa è l’estate più calda? Forse no. Guardando a quanto valutato dall’Ispra nel rapporto sull’andamento del clima nel 2018, pubblicato oggi 26 giugno, l’anno passato è stato caratterizzato da diversi eventi estremi. Un periodo di caldo elevato, il ciclone Vaia, con venti fino 200 km/h, che ha devastato il patrimonio boschivo dell’arco alpino; precipitazioni eccezionali in tutto in settore settentrionale ma anche lunghi periodi di siccità. Vediamo i dati nel dettaglio.
Serie di anomalie dal 1961 ad oggi
Le temperature dell’anno
Rispetto al valore medio del periodo 1961-1990, il 2018 ha registrato un valore medio di 1,71°C superiore alla media. L’anomala temperatura ha caratterizzato tutti i mesi dell’anno, tranne febbraio e marzo, con un massimo ad aprile: al centro con 3,74°C in più e al nord con un aumento di 3,69°C.
Il 2018 è stato il 28° anno consecutivo con un’anomalia positiva. Record anche per la temperatura minima giornaliera, +1,68°C, mentre la massima si posiziona al terzo posto. Interessante che si sia registrata la temperatura più calda nelle ore notturne.
L’autunno è stato il più caldo (+2°C) della serie storica, la primavera (+1,88°C) si posiziona al terzo posto e l’estate (+2,0°C) al quinto. Questi valori al suolo hanno comportato un aumento della temperatura dei mari che bagnano le nostre coste di 1,08°C, un valore superato solo nel 2015.
Precipitazioni
Le piogge abbondanti hanno caratterizzato i mesi di marzo, maggio e ottobre, mentre periodi più siccitosi hanno caratterizzato aprile, settembre e dicembre.
Nel dettaglio per macroregioni: al nord l’incremento di fenomeni si è intensificato in ottobre (+87% rispetto alla media), marzo (+62%) e maggio (+40%); al centro a marzo (+131%), maggio (+105%) e febbraio (+60%); al sud agosto (+275%), giugno (+226%) e maggio (+132%). I mesi più asciutti del normale sono stati, a livello nazionale, dicembre, settembre, aprile e, al centro sud, gennaio.
Se consideriamo la serie di rilievi dal 1961, lo scorso anno è stato l’ottavo più piovoso, soprattutto al sud e sulle isole. La primavera (+38%) e l’estate (+62%) sono state le terze più perturbate della serie, mentre autunno e inverno hanno registrato variazioni positive più marginali.
Come accennato all’inizio, le precipitazioni hanno registrato la punta estrema il 27 ottobre in Liguria e il giorno successivo in Friuli Venezia Giulia, con precipitazioni cumulate comprese tra i 300 e i 400 mm, con un massimo di 406. Il 4 ottobre l’intensità pluviale si era accanita contro la Calabria ionica, con una punta di 340 mm.
Chiudiamo con il numero di giorni asciutti, di numero superiore a 300 (periodo di siccità): si sono palesati sulla costa centrale e quella meridionale adriatica, su quella ionica, sulla Sicilia meridionale e sulla pianura Padana. La Sardegna settentrionale ha registrato 90 giorni secchi consecutivi, seguita dal versante occidentale e dalla Sicilia sud occidentale con 60 giorni. I 40 giorni scarsi ininterrotti nel resto della penisola hanno confermato una piovosità moderatamente superiore alla media.
I dati visti in ottica mondiale
Le informazioni contenute nel rapporto hanno implementato il Sistema nazionale per la raccolta, l’elaborazione e la diffusione di dati climatologici di Interesse Ambientale (Scia). Questi saranno poi inviati all’organizzazione mondiale della Meteorologia per contribuire alla valutaizone dell’evoluzione del clima a livello globale.
Anomalie climatiche globali infografica
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