- Greenpeace e ilfattoquotidiano.it hanno chiesto alle principali aziende italiane della GDO di compilare un questionario relativo all’utilizzo di plastica.
- I risultati non sono affatto incoraggianti.
Carrelli di plastica. Sono quelli che ci portiamo a casa ogni volta che andiamo a fare la spesa nei principali supermercati del Paese, stando a un’omonima indagine di Greenpeace e della redazione online de Il Fatto Quotidiano.
Con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’inquinamento causato dalla plastica, l’organizzazione ambientalista e i giornalisti del Fatto hanno inviato un apposito questionario alle principali aziende italiane della Grande Distribuzione Organizzata – Conad, Selex, COOP, Esselunga, Gruppo Végé, Eurospin, LIDL e Sogegross – rappresentative di oltre il 70 per cento delle quote di mercato. L’obiettivo era quello di verificare come queste catene stanno affrontando il problema legato all’abuso di imballaggi in plastica monouso.
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La classifica
I risultati mostrano un quadro decisamente preoccupante. Fra tutte le aziende valutate, soltanto Selex ha ottenuto un risultato positivo, grazie al suo impegno per ridurre la quantità di plastica utilizzata (del 30 per cento entro il 2025) e alla volontà di incrementare la vendita di prodotti sfusi o con sistema di ricarica entro il 2025. Le altre insegne di supermercati, pur avendo avviato alcune iniziative per diminuire l’impiego di plastica e incrementare l’uso di materiali riciclati, mancano di una strategia coerente basata su obiettivi ambiziosi e a lungo termine. Sogegross e il Gruppo Végé (Bennet, Multicedi, Moderna, GDA, ISA, ecc.) hanno raggiunto i punteggi più bassi.
“I supermercati italiani, con la loro dipendenza dalla plastica monouso, non solo contribuiscono all’inquinamento dei mari e del Pianeta, ma alimentano la domanda di idrocarburi come gas e petrolio, da cui si produce la plastica, aggravando la crisi climatica. Serve un rapido cambio di rotta”. Queste le parole di Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace. Un esempio? L’introduzione del deposito su cauzione (o DRS) per i contenitori di bevande che, in altri Stati europei, ha facilitato la raccolta e il riciclo. In Italia non è ancora entrato in vigore, ma rappresenterebbe un importante passo avanti.
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