I fondali sabbiosi ospitano meno specie ittiche rispetto a quelli rocciosi e alle praterie di Posidonia oceanica, ma contribuiscono maggiormente alla diversità biologica dell’ambiente marino costiero. Molte delle specie che ospitano, come pesce pettine, rombo e tracina, sono uniche, esclusive e caratterizzanti di tali habitat.
È quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn (SZN), del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e dell’Università di Palermo, i cui risultati sono stati pubblicati a ottobre sulla rivista Marine Environmental Research.
Gli obiettivi futuri
Negli ultimi decenni si è assistito a una riduzione della biodiversità marina, influenzata anche da fattori come la temperatura e la salinità dell’acqua, con impatti negativi su interi ecosistemi e sui servizi ecosistemici che offrono. Reperire dati che possano contribuire all’individuazione di soluzioni per invertire questa tendenza è cruciale, soprattutto considerando che le stime a disposizione attualmente sono limitate, anche per ambienti marini generalmente accessibili, come quelli costieri.
“Nei prossimi anni è stato richiesto, a livello internazionale, un aumento della percentuale di aree protette ad almeno il 30 per cento dei mari e oceani nel mondo. La protezione consapevole del mare passa però da una conoscenza più approfondita degli organismi e degli ecosistemi che lo compongono”, spiega Enrico Cecapolli del CNR.
Gli elementi da tenere in considerazione
“Le strategie di protezione degli ambienti costieri generalmente si focalizzano su habitat rocciosi, che ad esempio ricoprono una percentuale considerevole delle zone a protezione più elevate nelle aree marine protette”, aggiunge Antonio Di Franco della Stazione Zoologica Anton Dohrn.
I risultati dello studio, condotto grazie a numerosi operatori subacquei che hanno identificato e quantificato l’abbondanza delle specie ittiche costiere in 62 siti calabresi, evidenziano che “al fine di proteggere efficacemente la diversità ittica dobbiamo considerare anche altri habitat generalmente negletti, e che invece rappresentano degli elementi chiave nel supportare la biodiversità costiera”, prosegue Di Franco.
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“Molti habitat marini, spesso trascurati, potrebbero essere fondamentali per il funzionamento degli ecosistemi e per i beni e servizi che ne ricaviamo. È essenziale approfondire la conoscenza di questi ambienti per poterli proteggere efficacemente”, conclude Antonio Calò, ricercatore dell’Università degli studi di Palermo.
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