Greenpeace Africa, in collaborazione con l’unità scientifica di Greenpeace, spiega il rapporto tra eventi meteorologici estremi e i cambiamenti climatici nel continente africano.
Il rapporto su eventi meteorologici estremi e i cambiamenti climatici nel Continente
Il documento “Weathering the storm: extreme weather and climate change in Africa” spiega la relazione tra eventi meteo estremi (ondate di calore, piogge alluvionali e inondazioni), che hanno raggiunto una forza mai vista in passato e la proiezione di scenari climatici futuri proiettati verso un incremento delle temperature a un ritmo più veloce rispetto alla media globale. I valori sono preoccupanti: entro la fine del secolo la temperatura può aumentare da 3 a 6 gradi, da due a quattro volte rispetto a quanto previsto dagli Accordi di Parigi. Melita Steele, direttrice del programma di Greenpeace Africa, spiega il contesto planetario nel quale si inserisce questo degrado: “La scienza ci dimostra che c’è ben poco di naturale nei disastri che colpiscono il nostro continente. Una crisi causata dal genere umano richiede soluzioni attuate dal genere umano. L’Africa è la culla dell’umanità e dovrà essere la culla dell’azione climatica per il nostro futuro. La salute, la sicurezza, la pace e la giustizia non si otterranno solo con le preghiere e i sacchi di riso e mais consegnati all’indomani di un disastro. I leader africani devono dichiarare l’emergenza climatica per preservare il nostro futuro collettivo”.
Gli effetti degli eventi meteorologici estremi e i cambiamenti climatici nel Continente
L’incremento delle temperature avrà effetti sociali profondi: morti, migrazioni di massa per l’accesso a cibo e acqua, conflitti climatici, carestie causate dalla siccità ed estinzione delle specie endemiche africane più sensibili. Questi eventi avranno un effetto devastante nei confronti di realtà sociali prive dei mezzi per affrontare questi cambiamenti epocali, come spiega Hindou Oumarou Ibrahim, direttrice dell’Associazione delle donne e dei popoli indigeni del Ciad (Afpat): “Negli ultimi 50 anni abbiamo già registrato un surriscaldamento di 1,5 gradi centigradi, ben al di sopra della media mondiale. Nel Sahel il cambiamento climatico ha distrutto i nostri raccolti, le nostre case e le nostre famiglie, costringendole a una migrazione forzata. Ma l’Africa non è solo il palcoscenico in cui si verificheranno i peggiori impatti sul clima: è un continente di milioni di persone decise a fermare il cambiamento climatico, ad abbandonare i combustibili fossili, e a lottare per proteggere le nostre foreste e la nostra biodiversità dall’agricoltura industriale”.
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