Gli Stati membri dell’Unione europea devono effettuare tagli più consistenti alle emissioni per raggiungere gli impegni di riduzione fissati al 2030, in particolare per gli ossidi di azoto, il PM 2,5 e l’ammoniaca. Lo rivela la rendicontazione dell’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) sulla base degli ultimi inventari nazionali degli inquinanti atmosferici. Nel suo insieme, l’UE ha rispettato i limiti di emissione per quattro inquinanti chiave nel 2019 ma serve maggiore ambizione.
L’impatto positivo dei lockdown
In generale, ad incidere positivamente sulle emissioni sono state le misure di blocco attuate in tutta Europa per rispondere all’emergenza pandemica e la conseguente riduzione dell’attività economica. Per raggiungere gli impegni al 2030, tutti gli Stati membri, tranne l’Estonia, devono ridurre le proprie emissioni di ossidi di azoto, 22 devono ridurre le emissioni di ammoniaca e 18 quelle di composti organici volatili non metanici.
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Italia, maglia nera per emissioni di particolato
L’Italia è stata la maggiore emettitrice di particolato nel 2019, seguita da Francia e Polonia. In termini di PM2,5 le emissioni dell’UE sono diminuite del 29% dal 2005 al 2019. Tuttavia, sono necessari sforzi significativi per raggiungere gli impegni di riduzione fissati per questo inquinante per il 2030 e in avanti. In particolare, Repubblica Ceca, Ungheria e Romania dovranno ridurre le proprie emissioni di oltre il 50% e 10 Stati membri di oltre il 30%. Per quanto riguarda le emissioni di composti organici volatili non metanici, l’Italia segue la Francia tra le maggiori nazioni emettitrici. Croazia, Repubblica Ceca, Irlanda e Spagna hanno invece superato il limite per l’ammoniaca.
I cambiamenti nel settore energetico saranno cruciali per rispettare gli impegni di riduzione al 2030 per il pm2,5, con particolare attenzione alla riduzione dell’uso di biomassa e carbone nel riscaldamento residenziale. Anche l’ammoniaca, emessa principalmente dal settore agricolo, in particolare per la gestione del bestiame e l’uso di fertilizzanti, contribuisce alla formazione di particolato in atmosfera. Il trasporto su strada è invece la principale fonte di emissioni degli ossidi di azoto.
Il percorso per raggiungere un’Europa a inquinamento zero
Insieme al report relativo allo stato di attuazione della direttiva sui limiti nazionali di emissione (Nec), l’Agenzia europea per l’ambiente ha anche pubblicato un inventario che esamina le emissioni di inquinanti atmosferici riportate nell’ambito della Convenzione sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero a lunga distanza della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite.
Lo studio mostra riduzioni considerevoli nelle emissioni 1990-2019 di cinque inquinanti chiave: monossido di carbonio, ammoniaca, ossidi di azoto, composti organici volatili non metanici e ossidi di zolfo. I livelli di questi ultimi sono diminuite del 92% dal 1990 grazie al passaggio da combustibili ad alto tenore di zolfo a quelli a basso contenuto, all’uso di tecnologie di riduzione delle emissioni e all’aumento dell’efficienza energetica nell’industria, negli edifici commerciali e istituzionali e nelle abitazioni.
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