Un retino cattura placton ad analizzare l’acqua dolce nel mondo per scoprire come queste siano invase da microplastiche. E’ purtroppo il risultato ottenuto dallo studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature col titolo “Plastic debris in lakes and reservoirs” (DOI:10.1038/s41586-023-06168-4), guidato dalla ricercatrice Veronica Nava, assegnista del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra dell’Università di Milano-Bicocca, sotto la supervisione della professoressa Barbara Leoni, coordinatrice del gruppo di ricerca di Ecologia e gestione delle acque interne che nello stesso dipartimento si occupa di laghi e fiumi.
Poliestere, polipropilene e polietilene, sono queste le molecole più diffuse di microplastiche nelle acque del mondo.
Una piaga che non risparmia neanche l’acqua dolce anzi è proprio qui che la microplastica si presenta in forma più elevata come dimostrato dai 79 ricercatori, del network internazionale Global Lake Ecological Observatory Network, che hanno effettuato i prelievi, retino alla mano, su 38 laghi collocati in 23 diversi Paesi, distribuiti in 6 continenti, rappresentativi di diverse condizioni ambientali.
Laghi, sentinelle dell’inquinamento da microplastiche globali
Nel complesso è emerso come alcune fra le principali fonti d’acqua potabile per le popolazioni locali sono proprio quelle con la maggior contaminazione da detriti di plastica.
Si tratta dei laghi Maggiore (CH-IT), Lugano (CH-IT), Tahoe (USA) e Neagh (UK), fondamentali inoltre per la loro centralità nelle rispettive economie ricreative.
Per questo gli specchi di acqua dolce possono svolgere un importante ruolo di “sentinella” in grado di rilevare l’entità e l’andamento dell’inquinamento da microplastiche nel mondo. Il loro ruolo di collettori e integratori di acque è purtroppo anche attivo nella diffusione delle microplastiche.
“La plastica che si accumula sulla superficie dei sistemi acquatici – spiega Veronica Nava – può favorire il rilascio di metano e altri gas serra. Le materie plastiche possono arrivare oltre l’idrosfera e interagire con l’atmosfera, la biosfera e la litosfera, influenzando potenzialmente i cicli biogeochimici, ossia la circolazione tra i vari comparti della terra degli elementi chimici che passano dalla materia vivente a quella inorganica grazie a trasformazioni e reazioni chimiche, attraverso meccanismi che devono essere ancora compresi e che richiedono una valutazione olistica dell’inquinamento da plastica nei sistemi lentici”.
“Nessun lago, neppure quelli più lontani dall’attività antropiche, può essere considerato realmente incontaminato– rimarca Barbara Leoni – questo deve spingerci a rivedere le strategie di riduzione dell’inquinamento e i processi di gestione dei rifiuti”.
Analisi spettroscopica un fiore all’occhiello italiano
L’analisi spettroscopica dei campioni si è svolta tutta presso i laboratori dell’Università di Milano-Bicocca, dove sono stati analizzati grazie alla strumentazione tecnologicamente avanzata messa a disposizione dalla rete interdipartimentale di spettroscopie di ateneo.
La micro-spettroscopia Raman (Spettrometro Raman Horiba Jobin Yvon LabRAM HR Evolution), presente nel laboratorio guidato dalla professoressa Maria Luce Frezzotti, ha permesso di confermare la composizione polimerica delle microplastiche. Da qui l’evidenza della presenza specialmente di poliestere, polipropilene e polietilene.
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