Secondo uno studio pubblicato su Environmental Research Letters, le multinazionali del settore petrolifero sarebbero responsabili di oltre il 50% dell’acidificazione degli Oceani.
Uno studio su oil&gas
A sostenerlo un team di scienziati provenienti da diversi centri di ricerca, coordinati dalla scienziata Rachel Licker della Union of concerned scientists (Ucs). “I maggiori 88 produttori di gas, petrolio, carbone e cemento sono responsabili di oltre la metà dell’acidificazione degli oceani dal 1880”, sottolinea lo studio.
“Sappiamo da diversi decenni che la combustione di combustibili fossili è di gran lunga il principale fattore di acidificazione degli oceani, ma non siamo stati in grado finora di quantificare l’impatto dei combustibili fossili – spiega la dott. ssa Licker. – Gli scienziati possono comprendere in che misura il grado di acidificazione degli Oceani è risultato dell’attività di ciascuna società di combustibili fossili”.
Qualche numero
In generale l’acidificazione degli oceani sta accelerando a un ritmo mai registrato in 66 milioni di anni. Attualmente il dato è del 26% più alto dal 1880, con danni ingenti per la flora e la fauna marina.
Uno studio sull’acido carbonico
Un altro studio, questa volta realizzato dagli scienziati dell’Università Ben-Gurion del Negev, ha sottolineato come il fenomeno dell’acidificazione degli oceani sia estremamente sottostimato. Nello specifico gli studiosi hanno evidenziato l’importanza di riservare molta attenzione al fenomeno, considerando gli effetti negativi delle elevate concentrazioni di acido carbonico, che la presenza di CO2 in acqua può generare. Si tratta di un fenomeno che infatti potrebbe procedere in maniera molto più veloce di quanto ipotizzato finora.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.