La Cop26 si è conclusa con il Glasgow Climate Pact anche se c’è stata grande incertezza su questo accordo finale fino a sabato pomeriggio. L’accordo ha visto circolare una terza bozza che, per avere il consenso di tutti i Paesi, ha dovuto edulcorare il passaggio sul carbone. Si è passati da un accordo iniziale che avrebbe impegnato ad una eliminazione graduale dell’uso del carbone e dei finanziamenti ai combustibili fossili a quella finale, in cui i Paesi vengono invitati a fare degli sforzi per non produrre più energia dal carbone.
Riduzione progressiva e non più eliminazione del carbone
Gli impegni sono stati ridotti insomma, anche perché ora si parla di “phase down”, riduzione progressiva quindi, e non più di “phase out”, ovvero eliminazione. La modifica è stata introdotta dall’India per annacquare il riferimento sulla fine del carbone.
Il risultato divide: per alcuni una riduzione dell’uso del carbone è comunque un fatto positivo, per altri invece è una delusione.
Il fondo di compensazione per le nazioni povere
Anche l’istituzione di un fondo di compensazione per le nazioni più povere maggiormente danneggiate dal cambiamento climatico è rimandata, seppure siano tutti concordi sul fatto di raddoppiare entro il 2025 i finanziamenti destinati a tale fondo.
I Nationally determined contributions
La questione più importante dell’accordo è quella dei Nationally determined contributions (Ndc) per raggiungere la neutralità carbonica, ovvero gli impegni dei singoli Paesi per arrivare a emettere tanti gas serra quanti se ne rimuovono dall’atmosfera. Tutti i Paesi si impegnano a ridurre le proprie emissioni fino al 2030, rivedendole non più ogni cinque anni ma ogni anno.
Accordi stipulati tra i vari gruppi di Paesi
Ci sono poi degli accordi che non sono stati raggiunti a livello unanime, ma tra diversi gruppi di Paesi, tra cui figura l’accordo contro la deforestazione, da fermare entro il 2030, firmato da più di 100 Paesi.
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Firmato da 108 Paesi, tra cui Unione europea e Stati uniti, l’accordo sulla riduzione del 30% delle emissioni di metano entro il 2030, fuori Cina, India e Russia.
Un altro accordo, da cui sono rimasti fuori Germania, Giappone, Cina e Stati Uniti, è quello firmato da 22 Paesi che prevede la vendita di soli veicoli elettrici tra il 2035 e il 2040.
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