Vino e sostenibilità è il tema al centro del Simposio che si è svolto il 29 ottobre a cura della fondazione SOStain per il Consorzio di Tutela Vini Sicilia DOC. Il convegno tenutosi presso la bellissima location del Marina Convention Center di Palermo, ha visto l’intervento di molti esperti e aziende che hanno unito il tema della viticoltura a quello della sostenibilità per implementare insieme strategie atte a tutelare il territorio e l’ambiente, ma anche ad affrontare le conseguenze della crisi climatica nell’industria vitivinicola. Il forte messaggio di SOStein rimarcato più volte durante il simposio, è quello di investire nella capillarità delle connessioni che i viticoltori hanno con il territorio, al fine di fornire il proprio contributo nel ridurre un eccessivo antropocentrismo che, secondo SOStain, “sta portando l’uomo ad uccidersi, uccidendo il pianeta.”
La Sicilia bio… per natura!
Il peculiare clima siciliano, arido, secco e alle volte impervio, costituisce il fattore principale per la vasta qualità dei prodotti vinicoli biologici. Quasi tutti i vini siciliani (e più in generale tutte le colture) sono naturalmente bio in quanto, a differenza di altre parti d’Italia più umide e temperate, il calore ed il clima quasi desertico limitano di molto la proliferazione di insetti e microrganismi potenzialmente dannosi per le culture. Gli agricoltori non hanno quindi bisogno di utilizzare pesticidi in larga scala dato che la natura stessa, con le sue condizioni ambientali, limita la proliferazione degli organismi potenzialmente bersaglio dei pesticidi. Per ciò che riguarda specificatamente il settore vitivinicolo, 3000 anni di storia hanno creato 97mila ettari di vigneti con più di 70 varietà di viti autoctone che sono attualmente esaminate con l’aiuto dell’Università degli studi di Milano. Queste varietà sono oggetto di analisi principalmente per capire se è possibile trovare delle viti più resistenti al cambiamento del clima e alla crescente siccità.
La misurazione della sostenibilità nel Vino
Lucrezia Lamastra, presidente del Comitato Scientifico SOStain e docente dell’Università Cattolica di Piacenza, ha presentato il progetto di certificazione SOStain. Questo coinvolge ad oggi trentadue aziende vitivinicole e più di 6000 ettari nella sola Sicilia. Si tratta di un programma di certificazione con cui le aziende affiliate rispettano degli standard atti a promuovere un miglioramento delle prestazioni ambientali, attraverso il rispetto di dieci best practices.
Tale processo richiede il calcolo dell’impronta carbonica e idrica, il cui risultato è essere necessariamente in linea con lo standard VIVA del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Si tratta di sforzi che portano le aziende vitivinicole a promuovere misure volte alla diminuzione degli sprechi attraverso diverse soluzioni.
Ad esempio la riduzione del peso delle bottiglie e il conseguente consumo energetico per unità di prodotto, contribuendo nel loro piccolo ad un minor depauperamento delle risorse sia idriche che energetiche. Nel settore vitivinicolo un impatto ambientale basso ad alta efficienza energetica è traducibile con un dispendio energetico pari o inferiore a 0,7 kwh per litro di vino prodotto. Questa è l’efficienza richiesta per le aziende partner di SOStain.
Riduzione delle emissioni di gas serra nei vigneti
L’importanza di adottare tecniche agronomiche per ridurre le emissioni di gas serra nel settore vitivinicolo è stata messa in luce da Lucio Brancadoro, professore di Viticoltura all’Università degli Studi di Milano. Pratiche quali la pacciamatura di compost e biochar, un ammendante derivato dal legno di potatura, permettono di sequestrare carbonio a lungo termine nel suolo. L’utilizzo del biochar non solo riduce le emissioni ma migliora la fertilità del terreno e la sua capacità di trattenere l’acqua, risorsa fondamentale in una regione come la Sicilia a rischio costante di siccità. L’utilizzo di tali procedure può risultare particolarmente interessante per i viticoltori siciliani che, essendo relativamente giovani, possono facilmente adattarsi a un nuovo modello e presentarsi come avanguardia rispetto al produzione italiana.
Intelligenza artificiale per la gestione sostenibile delle risorse
Un ruolo importante nella gestione delle risorse naturali lo può svolgere l’intelligenza artificiale. Algoritmi predittivi ad esempio permettono di ottimizzare l’irrigazione in agricoltura, riducendo il consumo idrico. L’IA è anche utile per predire l’arrivo di condizioni metereologiche estreme che possano mettere a rischio le colture, come ha sottolineato Giulia Baccarin, cofondatrice di MIPU Predictive Hub. Secondo i dati riportati dalla dottoressa, l’utilizzo dell’IA nella sola irrigazione garantirebbe un risparmio dal 15 al 35% delle risorse idriche per l’agricoltura.
In un territorio come la Sicilia dove la siccità è ogni anno più asfissiante nei confronti di persone e colture, l’intelligenza artificiale sarebbe utile anche nell’evitare sprechi lungo la rete idrica aumentandone l’efficienza e trovando falle e punti di dissipazione. In Italia oltre il 42% dell’acqua potabile viene persa a causa dell’inefficienza e obsolescenza del sistema idrico nazionale, la Sicilia raggiunge una dispersione del 50% della propria acqua potabile, l’IA può aiutare a diminuire questa problematica restituendo al territorio l’acqua che necessita per fiorire.
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