Se metà del mercato globale delle proteine, inclusi i latticini, fosse a base vegetale o alternativa, potremmo ridurre di quasi un terzo le emissioni di gas serra derivanti dall’agricoltura e dall’uso del suolo entro il 2050. È quanto emerge da uno studio pubblicato il 31 luglio da Boston Consulting Group (BCG), in collaborazione con The Good Food Institute e Synthesis Capital.
La diffusione di veicoli elettrici e prodotti proteici a base vegetale
Gli analisti di BCG hanno deciso di confrontare il mercato delle proteine vegetali con quello delle auto elettriche, considerando che l’allevamento e la mobilità sono responsabili di un’importante quota delle emissioni di gas serra generate dalle attività umane.
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Mentre i veicoli elettrici sono arrivati a rappresentare il 18 per cento delle vendite totali nel 2023, facendo registrare una crescita significativa rispetto allo 0,2 per cento del 2012, la quota di mercato delle proteine vegetali rimane relativamente piccola, nonostante i progressi degli ultimi anni. Tra il 2019 e il 2021, la “carne” e i “latticini” a base vegetale hanno assistito a una crescita a due cifre in diversi mercati, registrando in Italia un aumento del 10-20 per cento a seconda dei comparti.
Tuttavia, mentre l’e-mobility si è aggiudicata circa 40 miliardi di dollari di sovvenzioni dirette per l’acquisto di veicoli elettrici nel 2022, le proteine vegetali si sono aggiudicate solo 635 milioni di dollari. Dal 2017 al 2023, le aziende produttrici di queste alternative hanno raccolto un ottavo del capitale privato dell’industria dei veicoli elettrici.
Innovazione e massimizzazione degli investimenti, le strategie su cui puntare
“Potrà suonare bizzarro, ma chi ha a cuore le proteine vegetali potrebbe prendere spunto da quanto hanno già fatto gli addetti ai lavori nel campo dei veicoli elettrici”, spiega Antonio Faraldi, Managing Director e Partner di BCG.
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“Una value proposition buona e, per tanti aspetti virtuosa, da sola non basta a far diventare un prodotto mainstream. Saper attrarre e, possibilmente massimizzare, investimenti pubblici e privati è altrettanto importante, se non di più”. I consulenti suggeriscono, inoltre, di puntare fortemente sull’innovazione, per aumentare la competitività dei prodotti alternativi rispetto a quelli tradizionali.
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