L’agricoltura ecologica di piccola scala produce 2-4 volte meno sprechi dei grossi sistemi agroindustriali e consuma molte meno risorse, con una produzione del 70% del totale sul 25% di terre sfruttate. Spreco che si riduce di 8 volte se si considerano le filiere ecologiche, locali e solidali, passando dal 40 al 5%. Cifre ancora più significative se si rapporta lo spreco alimentare al fabbisogno di prelievi, forniture e consumi: il surplus è di 32 volte e ammonta a 1.900 kcal/procapite/giorno in eccesso rispetto al fabbisogno medio di riferimento. Sono alcuni dei risultati del rapporto ISPRA Spreco alimentare: un approccio sistemico per la prevenzione e la riduzione strutturali, pubblicato in occasione della Giornata mondiale contro lo spreco alimentare.
Incentivare le produzioni agro ecologiche di piccola scala, l’agricoltura contadina che trova sbocco nei mercati locali, le reti solidali e le cooperative tra produttori e consumatori potrebbe quindi aiutare a ridurre lo spreco di cibo, che a livello mondiale ammonta quasi al 50% della produzione di energia/massa. Percentuale che aumenta nella sola Europa al 63%, al pari dell’Italia, equivalente al 60% se misurata l’energia alimentare. Con il 66% della popolazione che soffre per problemi e carenze nutrizionali.
Gli effetti dello spreco di cibo, che si rivelano legati soprattutto alla fase produttiva, si ripercuotono negativamente sull’ambiente, alterando i processi bio-geo-fisici alla base dell’alterazione dei cicli di azoto e fosforo, di consumo di suolo, di cambiamento climatico e sfruttamento di risorse idriche e della biodiversità.
Tra le altre soluzioni al problema, ISPRA evidenza la necessità di avviare una prevenzione strutturale del fenomeno tramite: educazione alimentare e nutrizionale; ruolo attivo dei cittadini per comunità resilienti e in rete; acquisti pubblici verdi; approfondimenti sul campo delle ricerche e nuovi legami con istituzioni e gruppi di ricerca nazionali e internazionali; valorizzazione dell’agrobiodiversità e contrasto agli illeciti nell’agroalimentare. Non secondario, poi, la condivisione di una definizione di spreco alimentare, che tenga conto degli impatti ambientali e sociali del fenomeno, e l’individuazione di metodologie condivise, che consenta un confronto tra dati ed elaborazioni ad hoc in grado di colmare alcune importanti lacune conoscitive.
In un sistema alimentare lo spreco è la parte di produzione che eccede i fabbisogni nutrizionali o le capacità ecologiche. L’obiettivo dell’approccio sistemico è la tutela dei sistemi socio-ecologici congiunti, non solo l’uso efficiente di risorse o la sicurezza alimentare. Oltre ai convenzionali sprechi e perdite che producono rifiuti alimentari, vanno considerati le “mancate produzioni” e le perdite edibili pre-raccolto; gli usi di prodotti edibili per alimentazione animale e per fini non alimentari; la sovralimentazione umana; le perdite qualitative nutrizionali; gli sprechi di acqua potabile.
Definizione sistemica di spreco alimentare proposta da ISPRA
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