- I fertilizzanti azotati in agricoltura sono la prima causa dell’aumento di concentrazione in atmosfera di N20 registrata nell’ultimo decennio.
- Per questo sono allo studio diversi sistemi per migliorare la resa agricola in sicurezza, riducendo l’impatto ambientale.
Anche l’agricoltura inquina. ma ci sono diverse tecnologie che possono aiutare a inquinare meno. Tra le tecnologie in uso la sub-irrigazione e fertirrigazione di precisione in contesti di agricoltura conservativa “no tillage”, cioè senza aratura ed erpicatura sembra dare ottimi risultati. E’ il risultato di una ricerca commissionata alla Università Cattolica – Sede di Piacenza da MartinoRossi SpA, azienda specializzata nella produzione di ingredienti, semilavorati e prodotti funzionali da cereali e legumi senza glutine, allergeni e OGM provenienti da filiera controllata 100% italiana.
Nello specifico l’azienda ha messo al centro delle ricerca il sistema di sub-irrigazione di precisione l’Underdrip® studiato anche per ridurre il rilascio nell’atmosfera di protossido d’azoto (N2O), gas climalterante con un potenziale di riscaldamento 273 volte superiore a quello della CO2 in un orizzonte temporale di 100 anni.
Come ridurre l’impatto ambientale in agricoltura, lo studio
Lo studio si è concentrato sul testare l’efficacia del sistema Underdrip® per migliorare l’assorbimento dei fertilizzanti azotati nel corso di due anni e valutare la resa produttiva delle colture agricole.
Lo studio ha lavorato su tre diversi sistemi di irrigazione: l’intensivo tradizionale a pioggia con applicazione di urea granulare, la sub-irrigazione con distanziamento delle fila di 70 cm più fertirrigazione con solfato di ammonio e la sub-irrigazione con fila distanziate di 140 cm e fertirrigazione con solfato d’ammonio.
Il confronto tra i tre metodi nel corso del biennio di studio ha illustrato un’efficacia del sistema di sub-irrigazione a goccia nelle colture che necessitano di grandi quantità di acqua e di composti azotati, come nel caso del mais. L’aumento della resa in questo caso è stata di un +31%. Dato riscontrato solo durante l’anno più secco, nel quale l’irrigazione ha fornito circa l’80% del fabbisogno idrico del mais. Ciò rientra nell’ordine naturale delle cose perché il contributo dell’irrigazione diminuisce in presenza di annate con precipitazioni piovose nella media o più copiose.
Rispetto le emissioni di protossido di azoto si è ottenuto un risultato importante grazie alla spaziatura più stretta tra le fila. Dato confermato sia rispetto all’irrigazione a pioggia (-36%) sia rispetto al sistema di sub-irrigazione con una distanza più ampia tra le file (-44%).
Inoltre l’irrigazione a pioggia è risultata meno efficace perché favorisce la decomposizione dei residui. Fenomeno che favorisce il rilascio di carbonio e azoto nel suolo e aumentando, di conseguenza, le emissioni di protossido di azoto.
Nel complesso è emerso come questo sistema permette di ridurre fino al 60% i consumi idrici e abbattere del 25% l’uso dei fertilizzanti con un successo anche rispetto ai diserbanti e fitosanitari.
Specifiche tecniche di Underdrip®
Underdrip® prevede il posizionamento dei semi sfruttando la tecnologia GPS direttamente sopra le manichette di irrigazione interrate da 45 cm dalla superficie.
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