Le acque al largo di Calabria e Sicilia sono più pulite grazie ai pescatori di Fedagripesca che, nell’ultimo anno, si sono resi protagonisti del progetto “Pesca sostenibile” di Federcoopesca. L’iniziativa, finanziata dal Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, ha coinvolto dodici imbarcazioni con l’obiettivo di ripulire i fondali di quattro siti Natura 2000.
I partecipanti hanno prelevato dal mare grandi quantità di rifiuti – bidoni di olio esausto, attrezzi da pesca dismessi, vecchie batterie, bottiglie di vetro – che sono poi stati conferiti alle apposite isole ecologiche nei porti di Bagnara Calabra (RC) e Patti (ME).
Il ruolo dei pescatori nella salvaguardia del mare
“Abbiamo trovato buste di plastica, pannolini, e recentemente c’è stato l’episodio di un torrente che ha riversato nel porto molti detriti, anche ingombranti, come gli pneumatici”, racconta Antonio Lombardo, dell’organizzazione La Perla del Tirreno. “I primi custodi del mare sono proprio i pescatori, che tengono alla salvaguardia e alla conservazione delle specie”.
Proprio su questo concetto si è basata nel 2022 l’approvazione della legge Salvamare, che ha concesso lo smaltimento dei rifiuti marini fra quelli urbani. “Senza tutela dell’ambiente non si avrà futuro per le nostre attività di pesca”, concorda Settimo Accetta, presidente della società cooperativa Pescatori Marina.
Un’economia blu
Accanto alle operazioni di pulizia, sono state condotte altre attività volte a ripristinare gli ecosistemi marini della zona, fra cui la sperimentazione degli ami circolari per impedire le catture accidentali delle tartarughe caretta, il monitoraggio delle praterie di posidonia e la mappatura delle specie aliene.
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“Si tratta solo dell’inizio di un grande percorso: grazie alla nostra formazione abbiamo immaginato dei pescatori 4.0, pescatori che partano dalla difesa dell’ambiente e arrivino al risultato economico. Attraverso la nostra formazione abbiamo potuto quindi rilanciare questa professione a 360 gradi”, conclude Paolo Tiozzo, vicepresidente di Fedagripesca.
Non resta che continuare a monitorare gli sviluppi del progetto con occhio critico, nella speranza che il settore possa davvero evolvere in maniera radicale. Non bisogna dimenticare, infatti, che attualmente la domanda di prodotti ittici è troppo elevata per poter essere gestita in modo sostenibile.
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