Pesca eccessiva, il caso del melù

Il North Atlantic Pelagic Advocacy Group chiede che gli Stati dell’Atlantico orientale riducano le quote di pesca relative al melù, i cui stock sono in sofferenza.

  • Il melù, impiegato nella produzione di oli e farine di pesce, è soggetto a sovrasfruttamento.
  • Nel 2022, la quota pescabile è stata superata del 47 per cento.
  • I principali acquirenti mondiali lottano per un’inversione di tendenza.
pesca eccessiva melù
Foto di Fredrik Öhlander/Unsplash

Il melù o potassolo (Micromesistius poutassou) è un pesce di mare diffuso nell’Oceano Atlantico orientale. Viene impiegato principalmente nella produzione dell’olio di pesce e di mangimi per l’allevamento dei salmoni. Essendo soggetta a sovrasfruttamento, la specie ha perso sia la certificazione MSC sia la MarinTrust. Nonostante questo campanello d’allarme, gli Stati costieri continuano a praticare la pesca eccessiva: il limite massimo consentito è stato superato del 30 per cento nel 2021 e del 47 per cento nel 2022. Per i principali acquirenti di melù – Skretting, Cargill e Biomar –, la mancanza di cooperazione politica rappresenta una minaccia inaccettabile. Per questo, in vista dei colloqui previsti a Londra nella settimana del 31 gennaio, chiedono agli Stati costieri di ridurre le loro quote di pesca.

L’ultimatum del North Atlantic Pelagic Advocacy Group

“La pesca in tutto il mondo è sotto pressione e i Paesi europei dovrebbero essere da esempio nella gestione sostenibile di risorse ittiche condivise come il melù, lo sgombro e l’aringa. Il melù è fondamentale per un settore come quello del salmone in Norvegia. Ma i piscicoltori norvegesi non sono disposti ad acquistare farina di pesce proveniente da una gestione irresponsabile”, spiega Dave Robb, Sustainability Program Lead di Cargill che, insieme a Skretting e Biomar, fa parte del North Atlantic Pelagic Advocacy Group (NAPA).

Il gruppo ha predisposto un Piano di miglioramento della pesca del melù (Blue Whiting Fishery Improvement Project) volto a stimolare l’azione politica in tal senso. Se il piano dovesse fallire, i compratori sarebbero disposti a smettere di effettuare rifornimenti.

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Negli ultimi anni, ogni Stato ha fissato la propria quota di pescato perché non si è riusciti a concordare collettivamente allocazioni sostenibili. Sfortunatamente, la somma degli stanziamenti nel 2021 è stata del 130 per cento, e nel 2022 è aumentata al 147 per cento. Ridurre le quote consentirebbe alla popolazione di melù di riprendersi, con evidenti benefici per l’intera economia che vi ruota intorno.


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