La produzione di olio di oliva è un elemento prezioso per poter misurare l’efficacia di una politica agricola nazionale ed europea.
Un settore quello dell’agricoltura che sta vivendo diversi cambiamenti sia a causa della crisi climatica con tutti i danni e le difficoltà da essa portata sia della crisi energetica che ha messo sempre più in crisi il settore nella produzione ma anche nella capacità di acquisto dei cittadini.
Un approccio che riprende in parte la visione a 360° attuata nella strategia Farm to Fork che come ricorda Pasquale Di Rubbo, policy analyst DG AGRI della Commissione Europea. “Le emissioni sul suolo europeo si stanno riducendo, rispetto altri partner commerciali come Stati Uniti e Cina. La curva verso la neutralità climatica è in discesa. Siamo nel mezzo del cammino ma c’è ancora tanto da fare, nonostante gli sforzi di riduzione delle emissioni in atmosfera. Alcuni settori strategici, come quello agricolo, avranno emissioni residuali e dovranno esser catturate con gestione del suolo e carbon farming“.
“Un quadro in cui comunque l’Europa deve guardare a garantire l’accessibilità al cibo di qualità, messa a rischio dalla crescita dell’inflazione che ha ridotto l’accesso delle famiglie a basso reddito a questi alimenti. Al contempo l’UE deve guardare alla necessità di garantire anche un reddito giusto agli agricoltori. Un discorso complesso che va in unica direzione ed evidenzia come l’Europa debba preservare la capacità di produrre cibo sia per il mercato interno che esterno” rimarca Di Rubbo.
Un impegno quello della strategia Farm to Fork che dovrà arrivare a dama entro fine anno e in cui la sfida è grande. Come ricorda il policy analyst della DG AGRI della Commissione Europea: “Stiamo cercando di coinvolgere gli stati membri sulla definizione di una strategia su un’ambiente alimentare sostenibile e favorire piattaforme di dialogo” e conclude “non c’è momento migliore per fare sistema”.
La sfida della filiera oleicolo-olearia italiana
Una sfida quella dell’agricoltura e del settore oleicolo-oleario che si può vincere aggregandosi, come insegna il progetto di Carapelli che cinque anni fa ha siglato un accordo con Confagricoltura per promuovere la produzione e la filiera dell’olio di oliva extravergine italiano. “Ora possiamo parlare di comunità Confagricoltura Carapelli” sottolinea Tommaso Loiodice, presidente Unapol sottolineando il successo dell’accordo.
La produzione dell’oro giallo è un comparto di eccellenza, ma caratterizzato da piccoli e medi produttori molto frammentati. Da qui l’approccio di Carapelli di fare sistema, come ricorda Anna Cane – scientific & public affairs director, Carapelli Firenze, gruppo Deoleo, “L’obiettivo dell’accordo è stato valorizzare la filiera oleicolo-olearia italiana per garantire un prodotto autentico di qualità e sostenibile. Ad esempio abbiamo previsto una premialità sul prezzo di mercato e l’impego ad acquistare direttamente dai produttori. In cinque anni ha significato di 25milioni di euro sul prodotto al consumo” un progetto da cui si evidenzia come ci sia in atto “un cambio di mentalità e generazionale”.
La crisi climatica ed energetica impatta sulle scelte del comparto e la produzione dell’olio di oliva
Per quanto le scelte alimentari di qualità sono le ultime messe in discussione dagli italiani, aumentano gli acquisì al discount e diminuisce la scelta di olii di oliva dop, i più cari, mentre cresce il consumo degli olii europei. Come evidenzia Denis Pantini ricercatore di Nomisma nel corso della presentazione dei dati sul settore.
“Serve un gioco nazionale di squadra” rimarca Patrizio La Pietra, sottosegretario MASAF “Serve mettere in campo una progettualità con obiettivi. Spagna e paesi del nord Africa stanno crescendo e noi perdiamo terreno. Potremmo penare a un sistema nazionale di qualità che aiuti dobbiamo sicuramente investire.
Dobbiamo averte un progetto e un obiettivo e credo che dovremmo fare un piano che rilanci la produzione agricola nazionale insieme alle regioni e agli agricoltori. Abbiamo impianti che rappresentano un presidio del territorio che è diverso da un piano di aumento di produttività. Non sono due cose in conflitto ma si completano e dobbiamo varare azioni di indirizzo per entrambe. Ci sarà un tavolo di lavoro su questo il prossimo giovedì, serve una azione con la grande distribuzione. La nostra battaglia a livello europeo continua. Intanto abbiamo scongiurato il problema del nutriscore in cui l’olio di oliva veniva considerato nocivo per la salute. Dobbiamo ripartire dal buon senso”, conclude ribadendo come la sostenibilità non deve essere un limite ma un valore.
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