Oggi, 5 febbraio, si celebra la Giornata Nazionale contro lo spreco alimentare, promossa dalla campagna Spreco Zero con il patrocinio dei Ministeri dell’Ambiente, della Salute e degli Affari Esteri. Si tratta di un evento che ogni anno, a partire dal 2014, torna a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di un approccio sostenibile al cibo.
Per la prima volta dati in calo
Quest’anno i dati relativi al fenomeno, raccolti come di consueto dall’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market / Swg, per la prima volta parlano di un calo del quantitativo di cibo sprecato nelle case degli italiani pari al 25%. “Ancora una volta attraverso il Rapporto Waste Watcher abbiamo misurato la “temperatura” ecologica del Paese: perché lo spreco alimentare è una questione centrale nelle abitudini quotidiane, a casa come nelle fasi di acquisto e conservazione del cibo”, ha spiegato come si legge sul sito della Campagna Spreco Zero il promotore della Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco Andrea Segrè, fondatore Last Minute Market.
“La nuova indagine Waste Watcher – ha aggiunto – stima uno spreco settimanale medio di € 4,9 per nucleo familiare che ci porta a un dato nazionale di ca 6,5 miliardi € considerando l’insieme delle famiglie italiane. Un calo, appunto, del 25% circa rispetto all’ultimo Rapporto Waste Watcher 2019, attestato su un valore medio di € 6,6 settimanali per nucleo familiare, per un totale di ca 8,4 miliardi €. Sommando il costo dello spreco nelle case a quello della filiera produzione/distribuzione – oltre € 3miliardi 293 milioni – arriviamo a un costo complessivo di poco meno di 10 miliardi € per lo spreco annuale in Italia, dati 2020. Il “risparmio” 2020 si attesta dunque su 1 miliardo e mezzo di euro, conquistato quasi completamente nelle case degli Italiani. Waste Watcher ci segnala anche che la comunicazione dei dati funziona in termini di sensibilizzazione: il 57% degli italiani ha aumentato la propria consapevolezza grazie alla diffusione delle indagini sullo spreco. Ottimi risultati – conclude Segrè – che ci fanno ben sperare per il futuro, perché la strada della prevenzione è ancora lunga”.
La fotografia scattata dalla Fondazione Barilla
Dai dati della Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition in Italia in media, sprechiamo ogni anno 65 kg di cibo pro capite, una quantità che, secondo il Food Sustainability Index, ci pone, in Europa, al 13° posto per quantità di cibo edibile che si perde a monte della filiera agro-alimentare e per sprechi durante le fasi di trasformazione, distribuzione e consumo. Si tratta di una situazione che si ripercuote anche in termini di spreco di risorse naturali. Basti pensare che la frutta e la verdura che gettiamo ogni anno, per essere prodotta, ha richiesto oltre 73 milioni di metri cubi di acqua. “Un’enormità, se si pensa che con la stessa quantità potremmo riempire ogni giorno 80 piscine olimpioniche o soddisfare il fabbisogno di acqua potabile di tutta la Lombardia per 18 giorni, del Lazio per 23 giorni, della Campania per 27 e, addirittura, della Puglia per 153”, spiega la Fondazione Barilla in una nota.
Questo spreco raggiunge su scala globale numeri estremamente rilevanti in termini di costi: il dato è pari infatti a 2,6 trilioni di dollari l’anno.Questa situazione contribuisce ai cambiamenti climatici (generando l’8% delle emissioni annuali di gas serra), al sovrasfruttamento dei terreni (il 28% dei terreni disponibili al mondo è usato per produrre cibo che poi non viene consumato) e all’insicurezza alimentare nelle aree del mondo già a rischio di disuguaglianza sociale.
“I numeri dello spreco – spiega in una nota Anna Ruggerini, Direttore Operativo della Fondazione Barilla – dimostrano che siamo davanti a un fenomeno drammatico che, a livello globale, ci allontana dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU. Per combatterlo servono politiche mirate, come successo con la Legge Gadda in Italia o con gli accordi volontari stipulati da autorità regionali – ad esempio quelle di Lazio, Puglia e Piemonte – o come fatto nel 2018 dal Ministero delle Politiche Agricole, che ha stanziato 700.000 euro per finanziare 14 progetti di ricerca dedicati a estendere la data di scadenza dei prodotto alimentari, migliorare l’uso di nuove tecnologie di imballaggio, sviluppare app e piattaforme digitali, recuperare le eccedenze alimentari all’interno di tutta la filiera e facilitare la distribuzione del cibo ai gruppi più vulnerabili della popolazione. In parallelo, servono però anche le iniziative dei privati, per sensibilizzare le persone sull’importanza di adottare diete sostenibili e combattere gli sprechi di cibo”.
Da Enea una campagna contro lo spreco alimentare
Tra le tante iniziative promosse in occasione della Giornata contro lo spreco alimentare c’è anche quella di Enea e Federdistribuzione, che hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione sulla questione. L’obiettivo è quello di accendere i riflettori, tramite un test semplice e divertente, su questa problematica, mettendo in moto “un circuito virtuoso coinvolgendo un’ampia platea di soggetti, dagli operatori della filiera agroalimentare, alle imprese ed associazioni fino ai singoli consumatori, che con i loro comportamenti possono rappresentare l’ago della bilancia e il motore di iniziative concrete”. Rispondendo alle domande, in forma di quiz, sarà possibile capire quanto siano corrette ed efficaci le nostre abitudini in cucina e nella conservazione degli alimenti per contrastare lo spreco alimentare e valutare così il nostro “livello”, espresso in peso “piuma”, “medio” o “massimo”. Il test è disponibile sulle pagine Facebook, Twitter e LinkedIn di ENEA e sulle pagine LinkedIn e Twitter di Federdistribuzione.
Il contributo delle imprese agricole
a sottolineare il contributo che possono dare le imprese agricole nella lotta allo spreco e nell’attuazione del Piano nazionale contro gli sprechi alimentari, di cui il nostro Paese si è dotato già da qualche anno, è stata Confagricoltura. “L’agricoltura non spreca cibo – sottolinea il presidente dell’associazione Massimiliano Giansanti in una nota – anzi da sempre applica i principi dell’economia circolare, cercando di recuperare e riutilizzare tutto ciò che può essere “riciclato” Il lavoro da fare è ancora lungo e va accompagnato da un cambiamento di abitudini e costumi, su cui anche Confagricoltura sta spingendo e di cui si iniziano a intravedere i primi segnali”.
“Solo agendo in maniera coordinata, con uno sforzo collegiale dei governi e con l’impegno dei cittadini – aggiunge Giansanti – il problema dello spreco potrà essere aggredito in modo efficace”.
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