Le Indicazioni Geografiche alimentari in Europa e in Asia favoriscono l’ambiente e le persone. E’ quanto emerge da un’analisi del progetto di ricerca Europeo Strength2Food finanziato da un bando Horizon 2020.
Ricorrendo ai risultati di 26 filiere coinvolte in diversi Schemi di Qualità Alimentari come le produzioni Biologiche, le Indicazioni Geografiche come le Denominazione di origine protetta (Dop) e l’Indicazione geografica protetta (Igp) in 14 paesi dal progetto, coordinato dall’Università di Parma, è stata pubblicata il 29 aprile Guida Strategica per gli Schemi di Qualità Alimentari sostenibili (SQA).
La Guida comprende le esternalità positive non remunerate dal mercato e accessibili e fruibili da tutti i cittadini (i cosiddetti “beni pubblici”). Il ruolo delle Sqa nel raggiungimento della sostenibilità è significativo ma ancora non direttamente visibile ai consumatori né valutato economicamente. Ma i ricercatori sono certi di un loro ruolo nella ricaduta positiva per l’ambiente.
“Dalla collaborazione tra ricercatori e produttori di Indicazioni Geografiche in Europa e in Asia, possiamo presentare esempi di casi studio che dimostrano i vantaggi economici, sociali e ambientali legati alle indicazioni geografiche per “ispirare” altri produttori su come migliorare e rendere più sostenibili i loro sistemi produttivi” spiega il Prof. Matthew Gorton dell’università di Newcastle, coordinatore del progetto Strength2Food.
Gli Schemi di Qualità Alimentari consentono di promuovere qualità e caratteristiche uniche che si trovano negli alimenti, in cui le Indicazioni Geografiche sono emerse come primi esempi di sistemi di produzione alimentare che incorporano pratiche sia tradizionali che sostenibili.
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