La tutela del suolo per un vino di qualità che rispetti l’ambiente

“Suolo vivo, vino vivo”. Questo il titolo del primo di una serie di webinar di avvicinamento alla Slow Wine Fair 2024, la fiera internazionale del vino “buono, pulito e giusto” che avrà luogo a Bologna dal 25 al 27 febbraio.

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Foto di Alfonso Betancourt su Unsplash

L’agroecologia e la rigenerazione del suolo saranno infatti al centro della manifestazione fieristica, giunta ormai alla sua terza edizione. A confrontarsi su questi temi saranno, in particolare, i membri della Slow Wine Coalition, rete collaborativa che unisce vignaioli, appassionati e professionisti della filiera vitivinicola desiderosi di promuovere i princìpi di Slow Food.

L’impatto dell’agricoltura “intensiva”

L’industrializzazione dell’agricoltura ha contribuito profondamente a impoverire i terreni: la meccanizzazione del lavoro agricolo, svolto sempre di più con l’impiego di macchinari pesanti e lavorazioni profonde, compatta i suoli e distrugge gli aggregati naturali. Una tendenza che, secondo Slow Food, deve essere invertita, perché solo dalle pratiche agroecologiche può derivare una produzione alimentare sostenibile, e solo da un suolo integro e fertile può derivare un vino buono.

“Abbiamo fondato il LAMS (Laboratoire Analyses Microbiologiques Sols) nel 1989, con l’intento di aiutare gli agricoltori a ridurre l’uso di sostanze chimiche e proteggere la salute del suolo”, hanno spiegato Lydia e Claude Bourguignon, microbiologi dei suoli, nel corso del primo webinar il 6 dicembre.

“I suoli hanno vocazioni diverse. Non tutti, per esempio, sono adatti alla coltivazione delle viti. Ed è importante scegliere il vitigno giusto per ogni suolo. La vigna non è una startup, richiede pazienza. Ritornare a una dimensione artigianale, rispettando la qualità del suolo e le sue leggi, è fondamentale per ottenere un vino di qualità”.

Il concetto di “terroir” nella produzione vitivinicola

Il suolo è uno dei tre elementi chiave del concetto di “terroir” (oltre al clima e all’intervento dell’uomo): nei primi 30 centimetri di terra si conserva il 30 per cento di tutta la biodiversità terrestre, un universo di simbiosi e interrelazione tra microrganismi, funghi e radici che consente ai vitigni di esprimere la loro incredibile varietà di aromi. Le monocolture, così come l’impiego di pesticidi e diserbanti, rappresentano una minaccia molto seria per questi microrganismi. “Eppure, i segnali che arrivano dall’Unione europea sono preoccupanti, a partire dalla concessione a utilizzare il glifosato per altri dieci anni”, ha commentato il professor Francesco Sottile, agronomo e membro del board internazionale di Slow Food.

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No ai pesticidi, sì alla biodiversità

“Il glifosato è dannosissimo. Impedisce il radicamento profondo delle viti e l’ottenimento di quelli che definiamo ‘vini di terroir’. Questo significa che il vino non esprime più le caratteristiche del luogo da cui proviene”, ha chiarito Claude Bourguignon. Si rompe quell’incantesimo che trasforma ogni bottiglia in un’esperienza di degustazione unica. Uve nate da terreni vulcanici conferiranno al vino caratteristiche organolettiche molto diverse rispetto a quelle di vini provenienti da terreni argillosi o limosi: merito dei lieviti indigeni che intervengono nella fermentazione. “Favorire la biodiversità in vigna è utile a moltiplicare la presenza di questi lieviti”, ha spiegato Lydia Bourguignon. “Una strategia che oggi è sempre più di attualità” e che rappresenta uno dei punti del Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto:

Il vignaiolo sostenibile incoraggia la biodiversità attraverso pratiche quali: l’alternanza del vigneto con siepi e aree boscate; una gestione del suolo che preveda inerbimenti e sovesci e che escluda, in ogni caso, il suolo nudo, se non per brevi periodi stagionali; la tutela degli insetti pronubi e della fauna utile; l’allevamento di animali nel rispetto del loro benessere e la produzione in azienda di letame; la produzione aziendale di compost da residui di potatura e altri materiali organici.

Il suolo, un bene comune

Non scordiamoci, poi, che il suolo “svolge un ruolo importante nella transizione ecologica, in quanto serbatoio di carbonio”, ha puntualizzato Francesco Sottile. La cementificazione provoca la costante diminuzione della disponibilità di aree agricole e forestali: oltre 4.500 gli ettari persi nel 2022, stando al rapporto ISPRA, che corrispondevano a quattro milioni di quintali di cibo prodotto e due milioni di tonnellate di carbonio assorbito. Ecco perché la prossima conferenza di avvicinamento alla Slow Wine Fair, il 17 gennaio alle 18:00, sarà intitolata “Suolo, bene comune”: il suolo, come il cibo, dev’essere considerato un diritto da garantire a tutti.


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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.