157.190 specie, di cui 44.016 minacciate di estinzione. Sono quelle elencate nella lista rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), il cui ultimo aggiornamento è stato pubblicato l’11 dicembre alla COP28 di Dubai.
Per la prima volta, il database include un focus specifico sui pesci d’acqua dolce, che “costituiscono più della metà delle specie ittiche conosciute al mondo: una varietà straordinaria se consideriamo che gli ecosistemi di acqua dolce rappresentano soltanto l’1 per cento degli habitat acquatici”, spiega Kathy Hughes, esperta dell’IUCN.
“Assicurare una corretta gestione di questi ecosistemi, facendo in modo che l’acqua sia sufficiente, di qualità e possa scorrere liberamente, è essenziale per fermare il declino delle specie, garantendo la sicurezza alimentare e la crescita economica in un mondo capace di adattarsi ai cambiamenti climatici”, conclude Hughes.
Le principali minacce per i pesci d’acqua dolce
Delle 14.898 specie ittiche analizzate, 3.086 rischiano l’estinzione, ovvero il 25 per cento del totale. Di queste, almeno il 17 per cento è minacciato dai cambiamenti climatici e, in particolare, dalla siccità e dall’innalzamento del livello dei mari che provoca la risalita del cuneo salino nei fiumi. A questi fenomeni si aggiungono l’inquinamento, che impatta negativamente sul 57 per cento delle specie; la costruzione di dighe e l’estrazione di acqua (45 per cento); la diffusione di specie aliene invasive e di malattie (33 per cento); la pesca eccessiva (25 per cento).
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La pesca eccessiva nel Mediterraneo
Crisi climatica e attività umane minacciano anche le specie marine, ma c’è una buona notizia. La percentuale di stock ittici sovrasfruttati nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero è scesa, per la prima volta, sotto il 60 per cento: a rivelarlo è il rapporto SoMFi 2023, pubblicato il 7 dicembre della Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo (CGPM) della FAO.
Il report evidenzia come, nell’area in questione, il fenomeno della pesca eccessiva sia diminuito del 15 per cento nell’ultimo anno. Sebbene l’intensità della pesca continui a essere doppia rispetto al livello considerato sostenibile, le strategie adottate dalla CGPM stanno dando risultati positivi per le principali specie commerciali. Degni di nota sono un calo del 77 per cento della pressione di pesca sugli stock di sogliola comune nel Mar Adriatico, e una riduzione del 73 per cento della pressione sul rombo chiodato nel Mar Nero.
Nell’ultimo decennio, il tasso di produttività dell’acquacoltura marina e salmastra è quasi raddoppiato nella regione, con un aumento fino al 91,3 per cento e un incremento altrettanto eccezionale (fino al 74,5 per cento) del fatturato. Turchia, Egitto e Grecia sono, nell’ordine, i tre più importanti produttori. In Italia, la produzione si concentra soprattutto sui mitili mediterranei (61 per cento), la vongola verace (23 per cento) e l’orata (8 per cento). Il fatturato complessivo del settore della pesca italiano rappresenta il 29 per cento del totale della regione. Il nostro Paese partecipa attivamente ai piani di gestione e ai programmi di ricerca della CGPM.
La gestione degli stock ittici europei
Una gestione più sostenibile degli stock ittici condivisi è proprio l’obiettivo dell’accordo raggiunto l’8 dicembre dall’Unione europea e dal Regno Unito che, in vista del 2024, fissa limiti di cattura (o totali ammissibili di catture, TAC) per oltre 85 stock ittici nell’Atlantico nord-orientale. L’accordo consentirà di garantire alle flotte dell’UE quasi 388mila tonnellate di pescato, per un valore di circa un miliardo di euro.
We’ve reached an agreement with Norway and the UK on fishing opportunities for 2024.
The agreement with the UK secures fishing opportunities of almost 388,000 tonnes for the EU fleet, estimated to be worth around €1 billion.
More info on the agreements with 🇳🇴 🇬🇧 ↓
— European Commission (@EU_Commission) December 11, 2023
Parallelamente, un accordo trilaterale tra l’UE, la Norvegia e il Regno Unito sugli stock di pesca gestiti congiuntamente nel Mare del Nord ha stabilito, per il 2024, un totale ammissibile di catture (TAC) superiore a 915mila tonnellate. I tre Paesi hanno inoltre convenuto di mantenere in vigore le misure volte a proteggere il merluzzo bianco, preservando le zone di chiusura esistenti.
L’UE e la Norvegia, infine, hanno concluso consultazioni bilaterali riguardanti l’accesso reciproco alla pesca nelle rispettive acque. Le due nazioni hanno deciso di attuare strategie volte a ridurre i tassi di mortalità dell’aringa del Baltico occidentale, che si mescola con l’aringa del Mare del Nord nello Skagerrak. Tali strategie comprendono la limitazione delle catture nel canale.
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