Non solo la povertà energetica anche il settore agricolo non è stato incluso nella revisione dei certificati Ets, il pacchetto “Fit 55” che indica gli strumenti per ridurre del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030, con l’obiettivo finale di azzerarle nel 2050.
Una scelta che secondo il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti mette a rischio il comparto in quanto teme “un forte aumento dei costi di produzione, a partire da quelli energetici che potrebbero addirittura raddoppiare. Occorre procedere con un adeguato margine di flessibilità, per salvaguardare la competitività dei nostri prodotti all’interno e sui mercati internazionali”.
Il tema è sempre quello della concorrenza di prodotti proveniente da paesi in cui non vigono sistemi di produzione e normative rigorose come quelle europee. Ad oggi, fa presente la Coldiretti, il nostro Paese è costretto ad importare ¼ degli alimenti di cui ha bisogno. Problema causato anche dalla scomparsa di un terreno agricolo su 4 (-28%) a causa di un modello di sviluppo sbagliato. L’analisi della Coldiretti è stata diffusa in occasione del nuovo rapporto Ispra sul “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”.
A farne le spese soprattutto i cereali e gli ortaggi “con la scomparsa di 2 milioni e 534mila quintali di prodotto, seguita dai foraggi per l’alimentazione degli animali, dai frutteti, dai vigneti e dagli oliveti” segnala la nota.
Le cifre della concorrenza sono difficili da contenere “1 prodotto alimentare su 5 importato in Italia, dal pomodoro cinese al riso asiatico, dall’ortofrutta sudamericana fino alle nocciole turche, non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori vigenti nel nostro Paese, spesso anche grazie ad agevolazioni e accordi preferenziali stipulati dall’Unione europea” ricorda Coldiretti in una nota.
Altro tema è il consumo di suolo che sta comportando la mancata infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana (dal 2012). Acqua che scorre in superficie e causando rischi idrogeologici lungo tutto il Paese senza intervenire nel rispondere al rischio siccità.
Strategie per aumentare sostenibilità e competitività in agricoltura
“Per essere efficace” rimarca il presidente di Confagricoltura “l’azione contro il cambiamento climatico deve essere globale. Anche per il settore agroalimentare deve essere istituita una ‘tassa’ sull’importazione di prodotti ottenuti con metodi più inquinanti e con una minore tutela delle risorse naturali” sottolinea Giansanti. Che sottolinea come gli imprenditori agricoli siano pronti “a investire sulle nuove tecnologie per aumentare la sostenibilità ambientale” pensando anche all’integrazione dell’agrivoltaico nelle colture.
“Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono, l’Italia deve difendere il patrimonio agricolo e la disponibilità di terra fertile puntando a una forma di sovranità alimentare che nell’arco di 10 anni crei le condizioni perché il Paese diventi autosufficiente nella produzione di cibo, anche da donare alle fasce più deboli” ha commentato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “in tale ottica un intervento strategico è la realizzazione di infrastrutture a partire dai bacini di accumulo, proposto dalla Coldiretti e non a caso inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) varato dal Governo Draghi. Ma occorre anche” – conclude Prandini – “accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo, ancora ferma in Senato, che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio”.
“La Francia ha già annunciato che la questione della reciprocità delle regole nell’ambito degli accordi commerciali sarà uno dei punti qualificanti del programma per il semestre di presidenza della UE dal 1° gennaio 2022. Siamo certi” – termina Giansanti – “che il governo francese potrà contare sul pieno sostegno dell’Italia”.
Il patto di filiera contro il caporalato
In questo scenario pesa ancora di più l’importanza del patto di filiera contro il caporalato alla firma del Protocollo d’intesa per la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento lavorativo in agricoltura assieme al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, al ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, e il presidente del Consiglio nazionale di Anci, Enzo Bianco.
L’accordo, sottoscritto al Viminale prevede – spiega Coldiretti – l’istituzione di una Consulta, composta dai rappresentanti dei tre ministeri, dell’Associazione nazionale dei comuni italiani, dell’Osservatorio agromafie promosso dalla Coldiretti, dell’Osservatorio Placido Rizzotto promosso dalla Flai -Cgil, della fondazione Fai-Cisl studi e ricerche e dalla fondazione Argentina Altobelli promossa dalla Uila –Uil.
“Occorre spezzare la catena dello sfruttamento che – sottolinea Coldiretti – si alimenta pure dalle pratiche sleali commerciali e dalle distorsioni lungo la filiera, dalla distribuzione all’industria fino alle campagne dove i prodotti agricoli pagati sottocosto pochi centesimi spingono le imprese oneste a chiudere e a lasciare spazio all’illegalità”.
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