Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, il ruolo della circolarità

In Italia finiscono nella spazzatura circa 566,3 grammi di prodotti alimentari alla settimana, nonostante i cittadini siano sempre più consapevoli dell’importanza di un’alimentazione sostenibile.

Spreco alimentare
Foto di Marek Studzinski su Unsplash

Nel 2019, a livello globale, abbiamo prodotto 931 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari, stando agli ultimi dati UNEP. Gli scarti domestici, il settore della ristorazione e la vendita al dettaglio hanno contribuito, rispettivamente, per il 61, 26 e 13 per cento. La FAO stima inoltre che circa il 14 per cento della produzione alimentare globale venga perso durante le varie fasi della filiera produttiva.

L’impatto ambientale delle perdite alimentari

“Le perdite alimentari causano ogni anno l’emissione di 1,5 giga tonnellate di CO2 equivalenti e si stima che circa il 10 per cento delle emissioni di gas serra globali sia associato al cibo che non viene consumato”, commenta Massimo Iannetta, responsabile della divisione biotecnologie e agroindustria dell’ENEA, in occasione della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio.

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“Per questo, riteniamo che limitare le perdite e gli sprechi di cibo sia un obiettivo strategico non solo per ridurre l’utilizzo delle risorse naturali, ma anche per rafforzare la competitività delle imprese, favorendo il passaggio da un’economia lineare a una circolare”. È su questi concetti che si basa lo studio “Verso la circolarità del sistema agroalimentare: modelli di business e buone pratiche”, presentato proprio il 5 febbraio.

Lo spreco alimentare in Italia

In Italia, secondo l’Osservatorio Waste Watcher International, finiscono nella spazzatura circa 566,3 grammi di prodotti alimentari alla settimana, l’8 per cento in più rispetto a un anno fa. Tutto questo costa circa 290 euro annui a famiglia, 126 euro pro capite l’anno. Si spreca di più nelle città e nei grandi Comuni, di meno nei piccoli centri.

I consigli antispreco della Coldiretti:

  • leggere attentamente la data di scadenza sulle etichette;
  • verificare quotidianamente il frigorifero, dove i cibi vanno correttamente posizionati;
  • effettuare acquisti ridotti e ripetuti nel tempo;
  • privilegiare confezioni adeguate;
  • scegliere frutta e verdura con il giusto grado di maturazione;
  • preferire la spesa a chilometro zero, che garantisce una maggiore freschezza e durata;
  • cimentarsi nelle ricette svuota-frigo;
  • non avere timore di chiedere la doggy bag quando si mangia al ristorante.

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“Soldi e natura nella spazzatura”, l’allarme del WWF

“Non sprecare significa risparmiare, perché se si scarta un alimento ancora buono da mangiare, si paga un prezzo non solo per il costo che abbiamo sostenuto personalmente, ma anche per il costo relativo a tutti i passaggi della filiera che lo ha portato sulle nostre tavole. Per ogni prodotto che buttiamo, in realtà, stiamo buttando soldi e natura nella spazzatura”, sottolinea Eva Alessi, responsabile sostenibilità del WWF Italia.

Lo Sprecometro nelle mense scolastiche

Non mancano le iniziative virtuose. A partire dallo Sprecometro, applicazione gratuita messa a punto da Last Minute Market e dall’Università di Bologna che permette di monitorare e misurare lo spreco di cibo e l’impatto ambientale collegato. Da quest’anno, lo Sprecometro entra nelle mense scolastiche, grazie a un programma educativo promosso e organizzato da Camst group.

giornata contro lo spreco alimentare
Foto Camst group

Il progetto prevede che agli istituti scolastici venga fornita l’app con una sezione a loro dedicata, nella quale gli insegnanti potranno iscrivere le proprie classi e iniziare così il monitoraggio alimentare. Saranno misurati automaticamente, in grammi, gli sprechi attuati dalle singole classi, e ne verrà valutato l’impatto, in termini di impronta idrica e carbonica, sull’ambiente. In base ai risultati ottenuti, ai docenti saranno poi forniti materiali informativi – video, schede e quiz – che potranno utilizzare per sensibilizzare studenti e studentesse sul tema dell’educazione alimentare.

Il Veganuary e l’importanza delle nostre scelte alimentari

Proprio oggi sono arrivati anche i risultati del Veganuary, la sfida globale che a gennaio ha spinto milioni di persone a provare un’alimentazione vegana o vegetariana. A prendere parte all’iniziativa in Italia, secondo YouGov, è stato il 3 per cento della popolazione adulta italiana, con un ulteriore 16 per cento che ha ridotto il consumo di prodotti animali durante il mese. Sulla base di questi risultati e delle attuali stime sulla popolazione italiana, Essere Animali ha calcolato che circa 1,7 milioni di persone in Italia hanno scelto di provare la dieta vegana questo gennaio.

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Anche se il tema non è strettamente collegato allo spreco alimentare, questi risultati dimostrano come le persone stiano diventando sempre più “consapevoli dell’importante impatto che le scelte alimentari hanno sulla salute del Pianeta”, commenta Brenda Ferretti, campaign manager di Essere Animali. Acquistare cibi locali e di stagione, prodotti nel rispetto della natura, ed evitare di sprecarli è un passo importante che tutti noi possiamo compiere per contribuire alla salvaguardia della Terra.


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