Il cambiamento climatico sta impattando tutti i settori produttivi, ma forse il comparto agricolo è quello che risente più direttamente dell’aumento delle temperature e della scarsità di acqua.
In questi giorni proprio in Sicilia, regione molto provata dalla calura estiva, si stanno confrontando i ministri dell’agricoltura del G7. Un contesto propizio per i produttori vitivinicoli locali per palesare alcune necessità e azioni di resilienza di un sistema che gode di una natura splendida ma anche con nuove esigenze e sfide da vincere.
“La Sicilia del vino ha raccolto la sfida lanciata dal cambiamento climatico e attraverso la ricerca, la sperimentazione, la sostenibilità e la valorizzazione della biodiversità sta cercando di governare uno dei momenti più difficoltosi per la viticoltura siciliana” spiega Antonio Rallo, presidente del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, nel corso del convegno “Resilienza, ricerca, strategia: la Sicilia governa il cambiamento climatico” tenutosi presso la Sala Borsellino del Comune di Siracusa il 22 settembre nel corso dell’Expo Divinazione, in occasione del G7 Agricoltura.
“Le aziende vitivinicole, l’agricoltura tutta, negli ultimi anni hanno messo in atto varie azioni per limitare i danni di un climate change che colpisce sempre più. Crediamo sia giusto dare voce a questo lavoro e chiedere un intervento deciso da parte delle istituzioni per attuare un piano di grandi opere infrastrutturali ormai urgenti”, conclude Rallo.
Abbiamo già affrontato su questa testata le difficoltà della vendemmia in questa regione. In occasione del G7 Assovini Sicilia, il Consorzio di Tutela vini DOC Sicilia, la Fondazione SOStain Sicilia, hanno voluto effettuare un’azione sinergica per evidenziare le strategie messe in atto di resilienza del comparto.
Cantine sentinelle climatiche
Precipitazioni eccessive o tropo scarse hanno messo sotto stress il territorio, una condizione in cui sono le stesse cantine che possono agire da “sentinelle” climatiche, come ha avidenziato Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia. I dati raccolti dall’Università degli Studi di Messina evidenziano la tecnologia presente sul territorio.
- L’80.5% degli associati Assovini Sicilia ha introdotto nuove tecnologie e metodologie nella vinificazione e nella gestione del vigneto.
- Il 22% partecipa a progetti di sperimentazione nei vigneti.
- Il 20.3% ha attivato progetti con enti di ricerca per accedere a tecnologie all’avanguardia applicabili sul campo che riescono a incidere sulla qualità del prodotto.
Azioni che hanno portato anche alla istituzione nel 2020 della Fondazione SOStain, il cui obiettivo è promuovere la sostenibilità del settore vitivinicolo nella regione.
“Strettamente legato al tema del cambiamento climatico, tra i 10 punti minimi, richiesti nel nostro disciplinare chiediamo l’applicazione del programma VIVA. Le aziende sono tenute a calcolare, a livello di organizzazione, l’impatto delle proprie attività su fattori ambientali quali acqua, aria e vigneto e adottare tecniche di risparmio idrico ed energetico. Le aziende stanno imparando sempre più a esser virtuose nella gestione delle risorse e a guardare al futuro con un impegno non solo di business ma anche sociale” spiega il vicepresidente di SOStain, Giuseppe Bursi.
Un dinamismo che chiede però maggiore attenzione delle istituzioni “Richiediamo quindi un incremento importante degli investimenti pubblici indirizzati alla realizzazione di laghetti collinari, alla ristrutturazione delle dighe esistenti per aumentarne la capacità di invaso, la costruzione di grandi bacini e il miglioramento della rete di distribuzione dell’acqua. Queste misure possono e devono essere promosse dalle istituzioni regionali e nazionali per garantire un futuro sostenibile alle aziende vitivinicole siciliane e agli agricoltori tutti», conclude Rallo.
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