Non ci sono più dubbi: è l’agricoltura la fonte principale di emissioni di ammoniaca nella Pianura Padana. A dirlo un recente studio del CMCC – The formation of secondary inorganic aerosols: A data-driven investigation of Lombardy’s secondary inorganic aerosol problem. Lo studio è stato reso possibile dalla eccezionale situazione dovuta al lockdown del 2020.
“Abbiamo dimostrato che lo spargimento di letame in Lombardia contribuisce al deterioramento della qualità dell’aria in inverno, poiché viene rilasciata ammoniaca nell’atmosfera”, afferma Stefania Renna, ricercatrice presso il CMCC, dottoranda presso il Politecnico di Milano e leader dello studio, che si è avvalso anche dei dati di ARPA Lombardia.
Oltre all’impatto dell’agricoltura sull’inquinamento atmosferico, un altro nuovo studio, intitolato Impacts of agriculture on PM10 pollution and human health in the Lombardy region in Italy, valuta l’impatto dell’agricoltura sull’inquinamento da PM10, con particolare enfasi sugli effetti dell’agricoltura intensiva sulla salute pubblica.
“Questa ricerca offre informazioni su come ridurre più efficacemente il PM2,5 secondario inorganico e, a differenza della letteratura esistente, si basa esclusivamente su dati misurati a livello del suolo“, afferma Lara Aleluia Reis del CMCC.
Il CMCC ha condotto entrambi gli studi come partner del progetto INHALE, finanziato da Fondazione Cariplo, coordinato dall’Università Bocconi e implementato insieme a Legambiente Lombardia.
Come si è sviluppata la ricerca
I ricercatori hanno utilizzato i dati di riduzione delle emissioni non agricole durante il lockdown e da lì hanno analizzato il rapporto tra emissioni di ammoniaca, biossido di azoto e concentrazioni di aerosol inorganici secondari, utilizzando tecniche di machine learning.
È emerso come l’agricoltura contribuisce alla formazione di particolato secondario e al deterioramento della qualità dell’aria.
Suggerimenti per limitare l’inquinamento
Questi risultati suggeriscono che le strategie per migliorare la qualità dell’aria dovranno tenere in considerazione simultaneamente la riduzione dei precursori del particolato: ammoniaca e ossidi di azoto.
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