Dissetarsi guardando oltre la bottiglia

Il dossier di Legambiente sull'impatto dell'acqua in bottiglia e i dati sul consumo dal rubinetto diffusi da Gruppo Cap

Soldi AcquaLegambiente e la rivista Altreconomia denunciano, con il dossier “Acque in bottiglia 2018 – Un’anomalia tutta italiana”, il quadro nazionale sulle tariffe pagate alle Regioni italiane dalle società imbottigliatrici.

Si tratta di un giro d’affari che, secondo le stime, arriva a circa 10 miliardi di euro, con guadagni enormi per aziende che invece pagano canoni concessionari irrisori. Si parla di circa 1 millesimo di euro al litro, 250 volte meno del prezzo medio che i cittadini pagano per una bottiglia.

I numeri dell’imbottigliamento in Lombardia

In Lombardia, solo per fare un esempio, le società imbottigliatrici di acque minerali, secondo Legambiente, “godono di un regime di assoluto privilegio per prelevare dal sottosuolo l’acqua che poi rivendono a caro prezzo”. 1,2 euro al m3, ovvero poco più di un millesimo a litro su una risorsa che, quando giunge ai supermercati, ha un costo quasi 1.000 volte superiore. A ciò si aggiunge anche un canone legato all’estensione superficiale, pari a 34,93 euro/ettaro che, però, incide ben poco sulla quota prevista.

Rivedere i criteri sul costo dell’acqua

Pensiamo sia necessario rivedere i criteri nazionali e regionali che fissano il costo dell’acqua,  bene primario, vitale e da preservare – afferma in una nota Barbara Meggetto, Presidente Legambiente LombardiaI diritti esclusivi di utilizzo, quali sono le concessioni per le acque minerali, devono sottostare ad una tariffa dignitosa, che tenga conto del fatto che si sta a tutti gli effetti privatizzando una risorsa che appartiene alla comunità. Per questo proponiamo di applicare un canone minimo di almeno 20 euro/m3, cioè 2 centesimi di euro al litro imbottigliato. Un canone comunque irrisorio, ma dieci volte superiore a quello attuale, che permetterebbe alla sola regione Lombardia di aumentare il proprio introito dai quasi 4 mln attuali a 65 mln, da vincolare alla tutela attiva dei bacini imbriferi attraverso attività agricole e forestali pienamente rispettose della risorsa idrica”.

Consumi idrici in aumento

Dal report di Legambiente emerge inoltre come, nel nostro Paese, i consumi di acqua in bottiglia si caratterizzino per un continuo trend di crescita negli ultimi anni. Un fenomeno su cui influsice il falso mito di una migliore qualità dell’acqua imbottigliata rispetto a quella del rubinetto, con effetti deleteri da un punto di vista ambientale. In Italia, per capire la portata del problema, il 90-95% delle acque viene imbottigliato in contenitori di plastica e il 5-10% in contenitori in vetro. Ciò si traduce nell’utilizzo ogni anno di una quantità compresa tra i 7 e gli 8 miliardi di bottiglie di plastica. “Numeri impressionanti”, sottolinea Legambiente, anche rispetto agli impatti ambientali di materie prime  e traporti. Più del 90% delle plastiche prodotte derivano infatti, da materie prime fossili vergini (il 6% del consumo globale di petrolio) e l’80% dell’acqua imbottigliata in Italia viene trasportata su gomma (un autotreno immette nell’ambiente anche 1.300 kg di CO2 ogni 1.000 km).

Il Gruppo Cap rilancia l’acqua del rubinetto

Un’altra scelta sostenibile per l’ambiente è quella di bere l’acqua dal rubinetto. A questo proposito, il Gruppo CAP ha realizzato un sondaggio, basandosi sulle conversazioni online dei cittadini, nell’arco di tempo marzo 2017/febbraio 2018.
Una ricerca che, sottolinea la società, ha aiutato nell’identificare le preferenze e le abitudini di consumo degli italiani, così come anche i pregiudizi sull’acqua da bere.
All’incontro “Il benessere passa dal rubinetto di casa tua”, in occasione della Milano Digital Week, il Presidente e AD del Gruppo Alessandro Russo ha ricordato i lati positivi dell’acqua del rubinetto, che “fa bene all’ambiente, alle tasche e alla salute”.
Secondo i dati raccolti sulle chat online, tra social media e web, il 53,6% degli italiani sceglie di bere l’acqua di casa. Si tratta, secondo il gestore del servizio idrico di Milano, di una scelta consapevole, frutto di una verifica dei controlli a cui è sottoposta dai gestori delle reti idriche italiane. Insomma, chi beve acqua del rubinetto sa che è buona, sana e sicura, priva di sostanze pericolose, comprese quelle che eventualmente potrebbero derivare, per esempio, dal PET delle acque in bottiglia.
Altro motivo che spinge i consumatori a consumare l’acqua di rete, è quello della sensibilità per l’ambiente: per il 25% la usa sia perché quella del rubinetto è acqua a km 0 (e quindi non comporta emissioni di CO2), sia perché, non essendo confezionata, consente di ridurre la produzione e lo smaltimento di plastica. Il 16% infine, sceglie l’acqua di casa anche perché è conveniente economicamente.
Gli organi di controllo come PFAS in Veneto e lo studio di Orb Media sulle microplastiche nell’acqua potabile, suggerisce il Gruppo, sembrano aver orientato i consumatori verso l’acqua pubblica.
Presso coloro che invece scelgono l’acqua in bottiglia (46%), si riscontra invece il permanere di pregiudizi, primo fra tutti il fatto di essere genericamente giudicata “più buona”. L’87% dei consumatori di acqua confezionata, ritiene che essa contenga meno sostanze dannose per l’organismo, una fra tutte il cloro, che rappresenta una preoccupazione per tali utenti. “Nell’era della post verità, spesso le fake news hanno più risonanza delle notizie reali – aggiunge Russo – ma un’azienda come la nostra deve tenerne conto, e fare di tutto per far capire il valore e la qualità di un bene prezioso come l’oro blu”. In questo senso, conclude l’AD, “è utile l’utilizzo di strumenti digitali, come la nuova app che consente di leggere la composizione dell’acqua dentro e fuori casa, tramite geolocalizzazione”.

Gruppo CAP ha anche lanciato il blog acquadelrubinetto.gruppocap.it per fare chiarezza sui pregiudizi che la gente ha sull’acqua di rete e sulle false informazioni provenienti dal web. Si tratta di una guida online che elenca qualità, caratteristiche, benefici, utilizzi della risorsa. Di più, c’è anche Acca2o, una nuova app ideata dalla stessa azienda per leggere tramite geolocalizzazione l‘etichetta dell’acqua di casa.


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