Contro lo spreco alimentare si rinnova la piattaforma digitale “Dove lo butto”?

Inserita una nuova funzione che segnala le disposizioni del proprio comune grazie a un'indagine specifica che rivela le molte differenze tra i comuni italiani

Dove lo butto (2)Dopo un anno, Dove lo butto”? la piattaforma digitale di Nestlé per la raccolta differenziata, si rinnova integrando un’etichetta tesa a sottolineare la data ultima di conservazione, sfruttando i sensi del consumatore (gusto, olfatto e vista) per contrastare lo spreco di alimenti.

Il progetto condiviso con altri attori

L’aggiornamento della piattaforma consente di ottenere informazioni ancora più immediate sulla raccolta a cui destinare il packaging dei prodotti grazie a una nuova funzione che, tramite la geolocalizzazione, in pochi istanti segnala le disposizioni del proprio comune, senza la necessità di rimandare l’utente al sito della municipalizzata locale, come accadeva prima dell’aggiornamento. per ottenere questo upgrade la società ha commissionato ad Althesy l’indagine “Dove lo butto?  The consumer digital platform”. Dall’indagine sono emersi risultati particolarmente significativi.

I risultati della ricerca “Dove lo butto?  The consumer digital platform

Lo studio, che è riferito all’88,99% della popolazione italiana, sottolinea come, a seconda dei materiali, nel nostro Paese abbiamo da 62 a 93 soluzioni diverse per la raccolta differenziata di ogni materiale: sia rispetto alle varie tipologie di contenitori (campane, sacchi, bidoncini), che delle dimensioni e dei colori, per concludere con l’organizzazione del servizio di raccolta dei rifiuti (es. stradale, domiciliare o isola ecologica). “I dati dello studio dipingono un quadro decisamente frammentario nel nostro Paese in materia di disposizioni sulla raccolta differenziata e, come azienda, abbiamo il dovere di fare del nostro meglio per offrire strumenti concreti per aiutare i cittadini e promuovere una maggiore sensibilizzazione ambientale” commenta Marta Schiraldisafety, health, environment e sustainability head del gruppo Nestlé Italia.

Inoltre, nonostante esista la norma Uni 11686 sui “Waste Visual Elements” sottesa al modo per indicare le frazioni di rifiuti urbani tramite colori e simboli specifici, sul territorio nazionale vengono utilizzate indicazioni visive e cromatiche differenti per il medesimo materiale, anche all’interno dello stesso municipio.

Tra le porzioni dei rifiuti più frammentate per la raccolta la carta è quella più articolata: con il 41% del totale della differenziata nel nostro Paese, pari a circa 3,5 milioni di tonnellate è quella con le più numerose modalità di raccolta pari a 92. Il colore dei contenitori è paradossale a riguardo: il 29% è giallo, il 25 bianco e il sacco di carta il 18. La norma Uni sopra riportata indica il blu, utilizzato nel 15% dei casi. Per il vetro, al secondo posto nella differenziata per 2,3 milioni di tonnellate pari al 26,4% del totale, va un po’ meglio: con 62 diverse modalità e una prevalenza del colore verde (61%), come previsto dalla norma, seguito dal blu (20%) e dalle isole ecologiche. Chiude il podio la plastica, con il 17,7% del totale della raccolta differenziata (1,5 milioni di tonnellate), si caratterizza per la presenza di 63 diverse modalità impiegate. In particolare, si evidenzia un maggiore utilizzo del colore giallo per il 44%, come indicato dalla normativa, affiancato però da molteplici soluzioni alternative: sacco trasparente, 13%, colore blu, 12% e azzurro per l’11%.

“L’Italia ha molte eccellenze nella raccolta differenziata, ma ci sono ancora troppe difformità sul territorio nazionale, non solo nei risultati ma anche nei modi per farla. Oltre 200 soluzioni diverse disorientano anche il cittadino più sensibile all’ambiente. Se ne vedono di tutti i colori… nel vero senso del termine; la norma Uni sui colori dei contenitori è ancora poco applicata e ogni comune fa scelte diverse.” conclude Alessandro Marangoni, ad di Althesys.


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