Cosa accadrebbe se le agende della spesa alimentare di diverse persone si potessero collegare direttamente ai fornitori e magari anche a dei ristoranti che porzionano e cucinano il tutto. Il prodotto finito arriva così direttamente nelle case o negli uffici di chi ha effettuato l’ordine questi piatti. Magari sostenuti negli acquisti grazie a dei consulenti nutrizionali, con una filiera che sia il più possibile a km zero e con una logistica attenta al rispetto dell’ambiente. Garantendo qualità, salute e limitando al massimo gli sprechi di prodotto. Non si tratta solo di idee ci sono diversi casi concreti che si stanno diffondendo.
Di questo si è discusso al tavolo tematico Smart City & Filiera agrolimentare che si è svolto a Napoli lo scorso 20 settembre nel contesto della terza tappa del WELLWEEK, Festival Itinerante della Sostenibilità e del Benessere. Evento parte della VIII edizione del FORUM SOSTENIBILITÀ.
La strategia della consapevolezza
Consapevolezza e informazione sono le chiavi del successo di un modello agroalimentare rispettoso dell’ambiente e della salute delle persone come racconta nel corso dell’incontro Simone Cammozzo, project manager comunicazione istituzionale e sostenibilità di Kioene. L’azienda da produttrice di carni ha scelto prima di sperimentare le proteine vegetali e poi di sviluppare solo questo aspetto, chiudendo completamente la filiera delle carni animali, dando un segnale forte di posizionamento e mission al mercato.
Un percorso in cui la tecnologia può svolgere un ruolo importante da collettore di idee e necessità, come la proposta di Dispensa attiva. Qui ZiaCris effettua la spesa presso fornitori diretti e la serve nelle dispense di chi ne fa richiesta attraverso il suo canale whatsapp. Un sistema che, come sottolinea lei stessa, si giova della fiducia di un mezzo noto come il telefono e riesce a sostenere persone anche grandi e poco alfabetizzate a livello tecnologico.
Cultura alimentare oltre l’essere smart
Tutte iniziative che si stanno muovendo dal potenziale tecnologico e dalla capacità di poter rispondere a delle esigenze di corretta alimentazione che non svuoti di potenziale il territorio e lavora sulla prossimità. Serve però fare più cultura alimentare favorendo l’educazione alimentare e l’economia domestica, magari a cominciare dalla scuola, suggerisce Cristina Diomede la ceo di ZiaCris. Un incarico che alcuni provati stanno portando avanti, ma dove si sente l’assenza delle istituzioni.
Come la tecnologia della smart city guarda alla filiera agroalimentare
Un contesto in cui la tecnologia accade senza che il fruitore ne comprenda la complessità, rimarca Maurizio Rigolio Maire. E che vede costruire una piattaforma di blockchian per certificare la cioccolata, come accaduto in Togo con Altromercato, da cui nascono altri servizi per la comunità. Un valore aggiunto che sottolinea Valeria Calamaro di Altromercato ha un costo in cui la sinergia tra i diversi comparti della filiera può fare la differenza.
Serve quindi valutare e incoraggiare il valore per l’intero sistema, non solo per il singolo business, possibilmente con una visione di lungo gittata ma molto concentrata sul presente sintetizza Nicola Lamberti, CEO Planeat.eco che con la filosofia di programmazione “Agile” ha prima partecipato al sistema di Trovaprezzi e ha poi fondato una nuova realtà in cui la spesa smart è già una possibilità per privati e una piattaforma di incontro per ristoranti e fornitori.
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