Carne coltivata l’Italia ha detto no, ma la ricerca si pone delle domande. Un collettivo universitario avvia una riflessione sul tema. L’iniziativa vede coinvolti:Politecnico di Torino, Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Università di Torino, insieme all’Università di Roma Tor Vergata, all’Università di Trento, a The Good Food Institute Europe e all’Istituto di scienze delle produzioni alimentari.
Le 19 ricercatrici e ricercatori coinvolti hanno elaborato dieci spunti confluiti in una nota critica revisionata tra pari pubblicata oggi su One Earth, la rivista dell’editore scientifico Cell Press che si occupa specificatamente di sostenibilità. Dal titolo “Cultivated meat beyond bans: Ten remarks from the Italian case toward a reasoned decision-making process”.
leggi anche: Il Regno Unito è il primo Paese europeo a dare il via libera alla carne coltivata
Questi si sono concentrati soprattutto sulla libertà della ricerca, necessaria all’innovazione. Stabilendo come “l’agricoltura cellulare abbia un potenziale importante, in un mondo che si trova oggi ad affrontare sfide alimentari e ambientali non più rimandabili, con la previsione di una crescita della popolazione che raggiungerà tra i 9 e gli 11 miliardi entro il 2050. Ed è pertanto irresponsabile minare la fiducia dei consumatori nella valutazione dei nuovi alimenti, mettendo in discussione le autorità competenti in materia, qual è l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA)”.
Servono risultati scientifici che facciano rivedere l’avversione alla carne coltivata, rimarcano gli studiosi.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.