L’agricoltura italiana ha bisogno di rinnovare la propria strategia imprenditoriale guardando all’innovazione non solo strumentale ma soprattutto di approccio e di metodo. È quanto emerge dal primo rapporto sul comparto frutto della collaborazione tra Crédit Agricole Italia e l’Invernizzi AGRI Lab di SDA Bocconi School of Management: “Agricoltura tra Sostenibilità e Innovazione”.
“Questo è il primo rapporto di una ricerca che si svolgerà ogni anno e che andrà sempre di più a integrare i dati su cui abbiamo lavorato” spiega a Canale Energia Vitaliano Fiorillo, direttore Invernizzi AGRI Lab SDA Bocconi School of Management.
L’analisi parte dalla banca dati delle aziende agricole messa a disposizione, in forma anonima, da Crédit Agricole Italia e integra la fotografia demografica del settore prodotta dall’Istat.
“Vista la vocazione verso il comparto agricolo di Credit Agricole, è stato possibile disporre di una banca dati di oltre 5mila aziende. Di queste abbiamo effettivamente analizzato 2 mila conti economici, scelti sulla base della assoluta certezza di assenza di anomalie”.
L’analisi è stata così in grado di realizzare un “momento zero” del quadro economico-finanziario su un comparto su cui normalmente è possibile fare solo stime. Un limite dovuto alla assenza di obbligatorietà di deposizione di bilancio. Per questo prima di questo studio, non era possibile lavorare su numeri certi.
È proprio il bilancio forse uno dei primi strumenti da cui l’analisi suggerisce di ripartire per innovare davvero il processo produttivo dell’agricoltura italiana. “Al di la degli obblighi di legge che si applicano solo alle società capitali, lavorare in assenza di bilancio è una pratica che non permette più di essere efficaci a causa dell’alta variabilità a cui andiamo incontro sia sul piano economico sia climatico. Controllare i numeri significa poter pianificare e valutare eventuali impatti, che siano eventi favorevoli o avversi, sul conto economico e sullo stato patrimoniale. Rendere quindi le aziende più resilienti e impegnate, secondo una determinata strategia di sviluppo senza essere preda di cambiamenti di normativa e casualità”.
Il rapporto tra tecnologia 4.0 e strategia aziendale
“Quasi tutti gli impegni finanziari a lungo termine come prestiti o mutui che abbiamo verificato, sono indirizzati all’acquisto di attrezzature 4.0 o a terreni. Da questo sembrerebbe che abbiamo un parterre di aziende molto innovative, ma in realtà quello che manca è un cambio di strategia. Di fatto si fanno scelte strumentali in grado di migliorare l’efficienza ma non di rivedere il processo di azione.
Con un’altra ricerca abbiamo individuato oltre 70 applicazioni per l’agricoltura. Queste non sempre rientrano nel 4.0 così detto. Soprattutto richiedono una certa propensione a innovare a 360°, andando oltre la mera efficienza e rivedendo strategie e modalità di produzione”.
Secondo quanto emerge dal quadro fornito dall’ISTAT, nell’agricoltura italiana la correlazione inversa tra età e grado di innovazione è fortissima. Per cui, più sei giovane, più hai un approccio innovativo e viceversa.
“Nel prossimo rapporto cercheremo di mettere a fuoco se c’è una correlazione diretta tra innovazione e fatturato. Intendiamo misurare l’innovazione come adattamento ai cambiamenti, intesi come tutti i cambiamenti non solo climatici. Guardando a: strategie, tecniche e modello di business”.
L’Emilia Romagna fotografia degli effetti della crisi climatica sul comparto agricolo
Un quadro in parte che si rispecchia anche il terribile stato di emergenza in cui versa la Regione Emilia Romagna in questi giorni.
“Non abbiamo dati specifici in questa indagine. In generale per tutto quello che studiamo anche in altre ricerche, lo stato di emergenza in cui siamo, non è solo una questione di gestione del territorio. Il fatto che non ci siano sufficienti invasi e casse di espansione rende questi fatti ancora più estremi. Questo non significa che non ci sia il cambiamento climatico. A maggior ragione non si può ragionare perdurando lo status quo. Ci sono dei cambiamenti in corso di cui è necessario prendere atto. Innovando atteggiamenti e strategie. Superando gli approcci assistenzialisti e agendo da imprenditori”.
Agricoltura italiana, un futuro di eccellenze anche nelle commodity
In questo scenario complesso le notizie positive non mancano. La varietà dei microclimi italiani può rappresentare un elemento distintivo che posiziona il comparto agricolo tra le eccellenze europee. “Possiamo produrre commodity che valorizzino la nostra diversità agricola e agronomica grazie ai diversi microclimi. Per farlo serve specializzarsi in una innovazione in grado di permeare tutti i livelli dell’azienda. Possiamo lavorare su prodotti speciali, più di nicchia, che abbiano delle funzioni specifiche per alcune applicazioni anche industriali. Ad esempio possiamo produrre almeno cinque varietà di mais e innumerevoli tipologie di grano. Possiamo aspirare a diventare il granaio europeo della qualità”.
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Il ruolo della politica europea
Uno scenario ricco di opportunità in cui una politica europea può giocare un ruolo fondamentale.
“Credo che una pianificazione europea sia necessaria. Coordinare la produzione agricola ha lo stesso valore di coordinare la politica estera o di difesa. Sono tutti tasselli di una identità europea verso il resto del mondo. Di solito si parte dalla politica estera, in seguito si guarda alla sicurezza poi alla difesa e a seguire al coordinamento delle produzioni. Al termine di questo percorso le scienze politiche ci insegnano che arriva la politica monetaria. Certo noi abbiamo iniziato in modo inverso…” conclude Fiorillo.
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