Trascurare le opinioni e considerazioni dei portatori di interesse, forieri di suggerimenti e critiche, potrebbe penalizzare la stesura della strategia europea Farm to Fork, dal produttore al consumatore. Questo, in particolare, considerato gli obiettivi di riduzione del 50% dell’impiego di fitosanitari, fertilizzanti e prodotti veterinari e l’aumento del 25% della produzione biologica entro il 2030 fissati senza aver eseguito un’analisi della fattibilità in termini di tecnologie disponibili e di costi o senza aver valutato l’effetto sulla disponibilità delle derrate alimentari.
I dubbi dei produttori sulla strategia UE Farm to Fork
I dubbi della federazione nazionale delle rivendite agrarie, Compag, riguardano la necessità di “garantire un equilibrio tra la redditività necessaria a mantenere la produttività agricola, dignitose condizioni di vita nelle zone rurali e tutela ambientale”, evidenzia in una nota stampa, con l’eventualità che l’attenzione ai rapporti commerciali tra gli stati membri scavalchi il “modello europeo di agricoltura familiare che è ritenuto l’elemento di salvaguardia degli attuali standard di sicurezza e qualità agroalimentare”.
Un sondaggio condotto dalla Commissione europea ha fatto emergere le paure dei produttori: il 71% teme un impatto negativo sulla produttività delle misure introdotte dal Green Deal europeo e della strategia Farm to Fork sui fitosanitari estromessi dal mercato. Alcuni di questi, evidenzia Compag in nota riprendendo l’esito del sondaggio, “sono stati sostituiti da prodotti più costosi e spesso meno efficaci. Questo orientamento risulta in forte contrasto rispetto agli obiettivi dei sostegni previsti dalla Pac allo scopo di favorire la produttività”.
Inoltre, conclude, “andrebbe anche considerata l’effettiva capienza dei fondi Pac in funzione della riduzione della redditività delle aziende agricole determinata dalle misure ambientali (fondi che andrebbero incrementati in funzione della minore redditività per garantire la sopravvivenza delle aziende agricole stesse)”.
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