- La costruzione degli edifici è un processo energivoro e inquinante.
- Alla ricerca di soluzioni, l’azienda italiana Manini Prefabbricati ha deciso di puntare sul biocemento e sul riciclo della plastica per la progettazione di pannelli di tamponamento.
L’edilizia è responsabile del 39 per cento delle emissioni mondiali di anidride carbonica, del 36 per cento del consumo di energia elettrica e del 50 per cento dell’inquinamento per l’estrazione delle materie prime. L’architettura sostenibile, tuttavia, sta sviluppando nuove soluzioni di design capaci di ridurre l’impatto ambientale del settore. A partire dai materiali. Manini Prefabbricati, azienda italiana con sede ad Assisi, ha ideato il cosiddetto “Circular Wall”, un pannello di tamponamento prefabbricato per il settore industriale e commerciale che, come isolante interno, utilizza il PET riciclato al posto del polistirene espanso.
I vantaggi di Circular Wall, un pannello prefabbricato con plastica riciclata
L’utilizzo di PET proveniente prevalentemente da bottiglie di plastica usate permette di dimezzare l’impatto di Circular Wall rispetto a quello di un pannello prefabbricato tradizionale, garantendo lo stesso livello di affidabilità. Inoltre, consente il riciclo di un importante materiale sintetico di scarto: si stima che vengano prodotte annualmente, a livello mondiale, circa 370 milioni di tonnellate di materie plastiche, di cui almeno 8 milioni si perdono in mare ogni anno. È quindi fondamentale procedere al recupero e al riciclo di tali materiali, evitando che finiscano negli oceani e si decompongano in microparticelle altamente inquinanti e dannose per l’ecosistema.
Circular Wall è una soluzione economica e di semplice realizzazione. Tutti questi fattori hanno portato la Camera di commercio dell’Umbria a includere il progetto nell’elenco delle buone pratiche di economia circolare consultabile sul sito EcoCamere.
Le alternative al cemento
Un altro aspetto che desta preoccupazioni è la produzione del cemento, definito dal quotidiano britannico Guardian come “il materiale più distruttivo sulla Terra”, responsabile di una percentuale compresa fra il 4 e l’8 per cento della CO2 in atmosfera. Manini Prefabbricati ha scelto di investire sul biocemento: “Si tratta di un calcestruzzo unico, in grado di sviluppare un manto verde direttamente sulla superficie dell’elemento prefabbricato”, chiarisce Antonello Pitari, responsabile ricerca e sviluppo. L’azione di assorbimento dell’anidride carbonica da parte della vegetazione contribuisce ad abbattere drasticamente l’impatto ambientale degli edifici prefabbricati che utilizzano questa tecnologia per il proprio rivestimento.
“Abbiamo sviluppato queste soluzioni in un’ottica ‘environmental-friendly’, con l’idea di garantire un efficientamento energetico dell’edificio”. La presenza di uno strato di vegetali migliora la coibentazione della struttura prefabbricata. “I principali benefici sono un risparmio nei costi di raffrescamento estivo e riscaldamento invernale, oltre a una migliore qualità degli ambienti interni”, conclude Pitari.
Le emissioni generate dall’azienda vengono monitorate e ridotte attraverso politiche di efficienza energetica e l’uso di fonti rinnovabili, e compensate tramite iniziative di forestazione urbana, con l’obiettivo di arrivare a un bilancio di emissioni nette pari a zero. La strada verso un’edilizia che sia davvero capace di pesare poco sul Pianeta è lunga e tortuosa, ma le singole aziende stanno compiendo dei passi avanti.
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