Il Centro sud risulta essere l’area più “bagnata” d’Italia, come rivelano i dati dell’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche, che analizzano i dati annuali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr Ibe Climate service), i quali indicano l’area del catanese addirittura come la zona più umida d’Italia.
“Incrociando i dati”, commenta Francesco Vincenzi, presidente Anbi, “emerge in grande evidenza la priorità del problema infrastrutturale per l’isola, dove è necessario non solo raccogliere l’acqua piovana, riducendo il rischio idrogeologico, ma poterla trasferire in quelle zone, che sono paradossalmente a rischio desertificazione”.
Il Po rimane “a secco”
Il Nord Italia continua a registrare la siccità di quest’area, dove la ripresa di portata si perde lungo il percorso, non riuscendo quindi ad incidere sui flussi, che dal tratto lombardo-emiliano fino al delta segnano i nuovi minimi storici.
I dati piemontesi registrano portate fluviali più che dimezzate rispetto allo scorso anno con precipitazioni diminuite di ben l’87,1% a febbraio, dopo il -92,7% dello scorso gennaio. Hanno influito anche le temperature, nella regione tra i 4 e i 5 gradi superiori alla media, con precipitazioni nevose minime nei bacini di Ticino, Cervo, Stura di Lanzo, Maira e nei settori delle Alpi Pennine, Graie e Cozie. Prosciugato il lago di Ceresole e il fiume Orco con una portata pari a 2,7 metri cubi al secondo contro i mc./sec. 6,6 dell’anno scorso ed i mc./sec. 10,8 del 2020.
La siccità della Valle d’Aosta
In Valle d’Aosta, si registra l’assenza di precipitazioni e i livelli minimi di neve incidono sul calo di portata della Dora Baltea, che scende sotto il livello dello scorso anno.
Situazione idrica largamente deficitaria anche in Lombardia, dove le riserve nivali segnano -53,5% sulla media e il fiume Adda tocca il minimo del decennio.
Anche in Veneto la situazione è critica: a febbraio è caduto il 52% in meno sulla media storica e l’indice Spa (Standardised precipitation index) di medio periodo evidenzia siccità severa nel quadrante sud-orientale della regione e addirittura siccità estrema nelle province di Venezia, Padova e Rovigo.
Il deficit di neve sulle Dolomiti è pari al 30%, mentre sulle Prealpi sale al 45%. Inevitabilmente, i livelli di tutti i fiumi si abbassano: l’Adige è 90 centimetri più basso dell’anno scorso ed il Brenta è a -1 metro e mezzo.
“Le conseguenze dell’emergenza idrica, che si sta evidenziando nel Nord della penisola, rischiano di impattare pesantemente su due criticità del sistema Paese, evidenziate dalle emergenze pandemica ed ora bellica: l’autosufficienza alimentare ed energetica”, segnala Massimo Gargano, direttore generale di Anbi, “nell’immediato occorrono politiche di coesione fra tutti i soggetti interessati e che, nel rispetto delle priorità di legge, garantiscano il miglior utilizzo dell’acqua disponibile; contestualmente bisogna avviare investimenti per nuovi invasi multifunzionali”.
Si registra un calo anche in Toscana dove i fiumi hanno portate ridotte a meno del 25% della media: paradigmatico il caso della località grossetana di Rispescia, dove dall’inizio dell’anno sono caduti solo 33,4 millimetri di pioggia, il -76,66%. Lo scorso mese di febbraio, in Umbria, sono caduti circa 41,7 millimetri di pioggia. I livelli del lago Trasimeno e del bacino di Maroggia sono ai minimi del decennio così come il fiume Tevere. Nel Lazio, le portate dei fiumi Liri-Garigliano e Sacco sono ai minimi dal 2017.
La situazione positiva del Sud Italia
In Campania, i livelli dei fiumi Sele e Sarno sono in aumento, in discesa i livelli del Volturno; invece il Garigliano è ai minimi rispetto agli ultimi cinque anni. In lieve ripresa i volumi dei bacini del Cilento, mentre è in calo il lago di Conza.
In Basilicata, sono aumentate le disponibilità idriche in seguito alle abbondanti piogge, pari a quasi 16 milioni di metri cubi in una settimana (fonte: Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino meridionale).
In Puglia, sono caduti 84 millimetri di pioggia contro una media di 38, il volume d’acqua nei serbatoi è cresciuto di 22,6 milioni di metri cubi in una settimana.
In media con gli altri anni i volumi idrici della Calabria, trattenuti negli invasi. In media con gli anni scorsi anche la situazione della Sardegna, dove dopo un gennaio con il 50% in meno di piogge (con punte di -75% in Nurra, Olbiense ed aree centrali dell’isola), registra un calo delle disponibilità idriche di oltre 200 milioni di metri cubi rispetto ad un anno fa (fonte: Autorità di bacino regionale della Sardegna).
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