acque

Le acque sotterranee costituiscono una risorsa essenziale, non solo per gli usi civici e i settori industriali, ma anche per l’agricoltura, l’allevamento e le altre attività ad esse collegate, tra cui la trasformazione agroalimentare. Dai giacimenti blu sotterranei proviene già la metà del volume dei prelievi idrici per uso domestico effettuati dalla popolazione globale e circa il 25% di tutti quelli destinati all’irrigazione, che alimentano il 38% delle terre irrigate a livello mondiale. Per poter soddisfare la domanda globale di acqua e di prodotti agricoli da qui al 2050, è di fondamentale importanza aumentare la produttività agricola attraverso un’intensificazione sostenibile dei prelievi di acque sotterranee, riducendo al contempo l’impronta idrica e gli impatti ambientali della produzione.

Ad affermarlo è il Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2022, con il focus sul tema dedicato alle acque sotterranee, la cui traduzione ufficiale in italiano è stata presentata il 22 marzo nel corso dell’evento promosso da fondazione Univerde, Coldiretti e Unesco Wwap – World water assessment programme in occasione della 30° Giornata mondiale dell’Acqua.

Acque sotterranee e agricoltura

In particolare, il Rapporto afferma che “nei luoghi in cui sono presenti fonti perenni e affidabili di acque sotterranee a basse profondità, queste possono costituire una risorsa importante per i piccoli agricoltori”, offrendo anche uno sguardo sulle evoluzioni compiute dalla transizione energetica con diretto riferimento al settore primario: “I progressi nella tecnologia hanno visto lo sviluppo di sistemi di irrigazione a energia solare, adottati su larga scala per supportare le attività delle aziende agricole”. A garanzia della difesa dell’ambiente, di adeguate misure di gestione e di regolamentazione, coniugando con esse la qualità delle produzioni made in Italy e la tutela del consumatore, l’agricoltura sostenibile, biologica e multifunzionale d’eccellenza italiana sa perseguire tali obiettivi, con una gestione responsabile del suolo e delle risorse.

Su questi temi hanno dibattuto rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni e delle imprese ponendo al centro dell’attenzione la necessità di un maggiore impegno per una più efficace governance della risorsa idrica.

Il Mims sta portando avanti un importante lavoro di rete, tessendo sinergie istituzionali. Lo ha ricordato la vice ministra delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Teresa Bellanova: “L’importanza di un piano nazionale di investimenti basato su una visione integrata e unitaria, in grado di orientare il finanziamento pubblico di infrastrutture strategiche per l’approvvigionamento idrico primario a scopo civile, irriguo, industriale ed energetico, si traduce in un’azione di contrasto alla crisi climatica con l’uso sostenibile e la tutela delle risorse idriche, passando a dettagliare linee di azione e di investimenti”, ha dichiarato.

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Gestione sostenibile della risorsa idrica

Curata dalla fondazione Univerde e dall’Istituto italiano per gli studi delle politiche ambientali, con il supporto di Unesco Wwap, la traduzione ufficiale del Rapporto Wwap 2022 si propone di mettere soprattutto in evidenza le criticità legate alla gestione sostenibile della risorsa: “La capacità delle acque sotterranee di offrire servizi vari dipende dalle caratteristiche specifiche della loro collocazione geografica, ed è influenzata in modo dinamico dai processi naturali e umani in corso”.

Secondo il presidente della fondazione UniVerde, Alfonso Pecoraro Scanio, l’attenzione è generalmente concentrata sulla distribuzione della risorsa idrica e “mai su come garantire la gestione sostenibile delle acque sotterranee, limitarne l’inquinamento e favorire la ricarica delle falde specie di fronte al cambiamento climatico in atto con conseguente aumento di siccità e alluvioni”. Un’altra necessità è quella di “destinare maggiore attenzione a tali emergenze anche ai territori dove il cuneo salino contamina le falde, e nelle situazioni più gravi, rendendo l’acqua inservibile a fini potabili e per l’irrigazione di terreni”.

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Cuneo salino e Consorzi di bonifica

Secondo le stime contenute nel Rapporto, l’inquinamento causato dall’agricoltura ha superato i livelli di contaminazione provocati dagli insediamenti umani e dall’industria ed è il principale fattore di degrado delle acque interne e costiere: “Le politiche che intervengono sull’inquinamento delle risorse idriche in ambito agricolo dovrebbero costituire parte integrante di un quadro generale di direttive in materia di agricoltura e risorse idriche a livello nazionale, di bacino idrografico e di acquifero”.

Il tema delle acque sotterranee interseca anche le attività dei Consorzi di bonifica. Su questo punto è intervenuto il direttore generale di Anbi, Massimo Gargano: “Innanzitutto gli impianti irrigui consortili sono la risposta efficiente e sostenibile ai prelievi da falda, che accentuano i rischi di subsidenza, alterando l’equilibrio statico del sottosuolo. Il secondo aspetto è la risalita del cuneo salino che, a causa dei cambiamenti climatici, vede, nei momenti di siccità, le acque del mare risalire per chilometri all’interno dei territori, inquinando le falde d’acqua dolce”.

Si tratta di un fenomeno particolarmente gravoso per i territori costieri, cui solo parzialmente rispondono le barriere antisale: “La risposta deve essere di sistema, creando le condizioni per aumentare la portata alle foci, senza ridurre gli apporti idrici all’agricoltura, che produce cibo. Vale a dire la realizzazione di un piano nazionale di invasi medio-piccoli multifunzionali per trattenere le acque di pioggia, come i 10.000 previsti nella proposta Anbi-Coldiretti”.

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