Quasi quattro italiani su dieci hanno paura dei cambiamenti climatici e dei loro effetti

A rivelarlo è un’indagine di Greenpeace Italia, che invita ognuno di noi a unirsi alla sua battaglia in difesa del mare.

Greenpeace Italia
Foto Greenpeace Italia

“La nostra casa è in fiamme”. L’allarme lanciato dall’attivista Greta Thunberg e da migliaia di scienziati di tutto il mondo è ancora tristemente valido. E mentre il Canada è devastato dagli incendi, l’Emilia-Romagna è ancora alle prese con i danni causati dalla recente alluvione.

Non stupisce che, fra le emergenze ambientali che preoccupano maggiormente gli italiani, primeggino la crisi climatica (20,9 per cento) e i suoi effetti, fra cui siccità e inondazioni (17,4 per cento). Seguono inquinamento dell’aria (10,8 per cento) e dell’acqua (8,9 per cento).

Preoccupano anche scarsità d’acqua e sostanze chimiche

È quanto emerge dall’indagine “Le emergenze ambientali e il rischio di estinzione secondo gli italiani”, effettuata da AstraRicerche per Greenpeace Italia tra il 19 e il 21 maggio 2023, su un campione di ottocento italiani di età compresa tra i quindici e i settant’anni. A preoccupare gli intervistati ci sono anche:

  • la mancanza di accesso all’acqua potabile (8,5%);
  • l’impatto delle sostanze chimiche su salute e ambiente (7%);
  • l’aumento della quantità di rifiuti (6,7%);
  • l’agricoltura e gli allevamenti intensivi (5,3%);
  • la deforestazione (4,3%);
  • la necessità di proteggere le specie e gli ecosistemi (4,1%);
  • l’erosione del suolo (2,9%).

Greenpeace in difesa del mare

La ricerca, pur confermando la consapevolezza e il coinvolgimento della Gen Z, mostra che i più preoccupati per la crisi climatica sono i baby boomer che vivono in città medio-grandi dell’Italia centro-settentrionale. In vista della Giornata mondiale degli oceani dell’8 giugno, Greenpeace, che difende l’ambiente dal 1970, invita ognuno di noi a unirsi alla sua battaglia in difesa del mare.

Greenpeace clima italiani
Foto Greenpeace Italia

Il 5×1000 alla tutela del Pianeta: “Non per beneficenza, ma per sopravvivenza”

Nell’ambito del progetto “Mare Caldo”, l’organizzazione ha raccolto dati allarmanti: il riscaldamento globale sta causando un aumento delle temperature delle acque superficiali e profonde, con gravi conseguenze sul mantenimento della loro biodiversità. Negli ultimi cinquant’anni, il mar Mediterraneo ha perso circa il 41 per cento dei mammiferi marini che lo popolavano.

Leggi anche: Come partecipare al monitoraggio di cetacei e tartarughe nel Mediterraneo

Nel corso della spedizione “C’è di mezzo il mare”, che durerà dalla fine di maggio alla fine di giugno, gli attivisti raccoglieranno dati preziosi sullo stato di salute dei fondali e delle specie marine, sull’aumento delle temperature e sull’accumulo di rifiuti in plastica. Vi parteciperanno anche i ricercatori dell’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino (IAS) del CNR, insieme agli esperti di Oceanomare Delphis, specializzati nel monitoraggio dei cetacei.

Per sostenere queste iniziative, i cittadini possono devolvere gratuitamente il proprio 5×1000 a Greenpeace. “Non per beneficenza, ma per sopravvivenza”.


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