- Apre a Roma fino al 2 aprile la mostra fotografica “Africa Blues. Mozambico nel 2100: proiezioni della crisi climatica sui volti di chi la vive ogni giorno”
- Gli scatti realizzati da Giulia Piermartiri e Edoardo Delille fotografano presente e futuro di alcune scene di vita quotidiana in Mozambico
- Le foto sono parte della campagna #ClimateOfChange, nata per raccontare il legame tra il cambiamento climatico e le migrazioni di WeWorld.
Si chiama “Africa Blues. Mozambico nel 2100: proiezioni della crisi climatica sui volti di chi la vive ogni giorno” la mostra fotografica che immortala gli effetti della crisi climatica sul Mozambico con una tecnica originale di sovrapposizione tra le scene dell’attualità del presente e un futuro in cui la transizione ecologica ha fallito.
Il progetto, in mostra presso l’Orto Botanico della Capitale fino al 2 aprile, realizzato dai fotografi Giulia Piermartiri e Edoardo Delille è parte della campagna #ClimateOfChange di WeWorld, nata per raccontare il legame tra il cambiamento climatico e le migrazioni. L’organizzazione è impegnata da 50 anni a garantire i diritti di donne, bambini e bambine in 27 Paesi, tra cui l’Italia.
“Queste foto illustrano la situazione attuale in cui versa il Mozambico”, sottolinea Alcinda da Costa Salvado, consigliera presso l’Ambasciata della Repubblica del Mozambico in Italia. “Nel 2000 c’è stata la prima inondazione nel sud del Paese. Una città è stata completamente sommersa. Quest’anno c’è stato un ciclone nel mese di marzo che insiste nell’area e non si sposta. Il vento a 190 km/h con raffiche oltre 220 km/h ha scoperchiato tutte le case. Una situazione che comporta anche l’incombere di malattie come la malaria. In tre giorni è arrivata la pioggia di un anno intero”. Si tratta di un ciclone che ha riportato indietro un area che si stava sviluppando in modo promettente conclude la Consigliera.
Il progetto fotografico e il suo impatto visivo
Mozambico nel 2100 è uno dei paesi nell’obiettivo dei due autori. Di fatto il progetto fotografico è più amplio come illustra Giulia Piermartiri:“Abbiamo studiato sulla base dei dati forniti dalla Nazioni Unite quali sono le aree che nel 2100 spariranno o cambieranno radicalmente e siamo andati a fotografarli”. Le altre aree fotografate nel lavoro più corale dal titolo “Atlas of the New World” sono: Maldive, Monte Bianco e California del Nord.
“La fotografia fotografa il presente. Ci siamo inventati un modo per fare vedere anche il futuro”, spiega il fotografo Edoardo Delille nel corso della inaugurazione della esposizione “Potrebbe sembrare un lavoro svolto in post produzione, in realtà abbiamo proiettato delle diapositive nei luoghi e sui volti delle persone”. Una tecnica che ha permesso anche ai soggetti fotografati di essere immersi in una doppia dimensione del loro mondo in trasformazione.
Oltre Mozambico nel 2100, le prossime azioni della campagna #ClimateOfChange
L’intento di WeWorld è andare oltre. “Non possiamo lavorare solo in Mozambico, questo è un fenomeno globale” rimarca Margherita Romanelli, coordinatrice policy & advocacy internazionale dell’associazione. “Abbiamo raggiunto circa 15 milioni cittadini europei, portando in giro iniziative che spiegano cosa vuol dire il cambiamento climatico. Presenteremo la prossima settimana a Bruxelles una petizione di oltre 125 mila firme per contenere il riscaldamento globale entro 1.7 gradi e risarcire i paesi, come il Mozambico, che stanno subendo le nostre azioni. La petizione chiede anche di tutelare i migranti“.
“La cultura ci aiuta. Le mostre, gli artisti ci aiutano“, ha sottolineato Sabrina Alfonsi, assessore all’agricoltura, ambiente e ciclo dei rifiuti del Comune di Roma, presente all’inaugurazione. L’Assessore ha anche ribadito alcune delle azioni che la Capitale sta mettendo a punto per il piano di adattamento climatico della città. Citando ad esempio la riforestazione “nelle zone dove abbiamo asfaltato troppo e anche inutilmente. Vogliamo togliere il cemento e mettere alberi. Questa mostra è una spinta per la città di Roma per cambiare visione”.
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