Emergenza idrica
fonte Pixabay

L’emergenza idrica in Italia è ben nota, ma si sta diffondendo anche in aree, quali ad esempio la regione Valle d’Aosta, che un tempo erano rigogliose.
Lo rivela il report dell’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche, che segnala una situazione irrimediabilmente compromessa a causa del deficit pluviometrico, delle alte temperature e dell’insufficiente manto nevoso.

Le zone siccitose

Zone siccitose, oltre a quelle valdostane, sono individuabili in Piemonte, Nord-Emilia, Veneto sud-orientale, Lazio, Sardegna, Sicilia sud-orientale (fonte: Protezione Civile). Sull’Italia settentrionale, le piogge cadute finora sono state quasi ovunque pari a zero.

In Lombardia, le riserve idriche segnano un deficit del 56,8%, sette giorni prima era a -53,5% ed il manto nevoso è inferiore alla media del 68%.

Il fiume Po è sceso ai minimi dagli ultimi trent’anni, qui mancano oltre 100 milioni di metri cubi di portata.

In Piemonte, continuano a calare i livelli dei principali fiumi. In Veneto, i fiumi Adige, Brenta, Bacchiglione, Livenza, Gorzone, Astico, Boite, Cordevole e Piave sono ai minimi storici: le piogge invernali sono state inferiori del 50% alla media storica e a Marzo non è ancora piovuto.
In Trentino, l’indice Spa (Standardised precipitation index) registra una siccità grave in Val Venosta, sfiorando i minimi storici di pioggia in quasi tutte le stazioni di rilevamento.
In Emilia Romagna, dove le piogge sono al 25% della media, la situazione peggiore si continua a registrare nel Ferrarese, che probabilmente entrerà in zona di siccità rossa ad inizio Aprile.
In Toscana, si registra una flebile ripresa nei flussi dei fiumi Serchio ed Arno, ma continuano a calare Sieve ed Ombrone, già prossimo alla portata di minimo deflusso vitale (mc./sec. 2).

“L’Italia idricamente capovolta è il tema dell’analisi, che stiamo sviluppando da tempo in vista delle celebrazioni per il centenario della moderna Bonifica, che ha disegnato l’Italia di oggi ed il cui evento inaugurale è previsto lunedì prossimo a Roma. I cambiamenti climatici, però, obbligano ormai ad approcci idraulici nuovi, mirati ad aumentare la resilienza dei territori e a creare le condizioni per aumentare l’autosufficienza alimentare ed energetica del Paese” commenta Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la Tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi).

Nelle Marche, i livelli dei corsi d’acqua sono in linea con i valori degli anni recenti, così come i bacini, i cui livelli crescono di oltre 1 milione di metri cubi in una settimana.
Nel Lazio, continuano a scendere i livelli dei fiumi Sacco e Liri. Anche se inferiori rispetto ai livelli del 2021, sono confortanti  le disponibilità idriche nei serbatoi di Puglia e Basilicata, cresciute di 14 milioni la prima e di 1 milione di metri cubi in una settimana la seconda.
In Sicilia, il surplus di acqua stoccata è invece superiore alla media del decennio, +30% dell’anno scorso, in seguito all’uragano di fine ottobre.

“E’ l’ulteriore conferma della necessità di dotare i territori di infrastrutture multifunzionali, che abbinino la salvaguardia idrogeologica alla necessità di stoccare riserve idriche per i momenti di bisogno”, conclude Massimo Gargano, direttore generale di Anbi. “Per il Sud Italia, il nostro Piano di Efficientamento della Rete Idraulica presenta 222 progetti di manutenzione straordinaria sulla rete idraulica e su 45 bacini, nonchè la realizzazione di 4 nuovi invasi ed il completamento di altri 6. L’investimento indicato è di circa 1 miliardo e 900 milioni di euro, capaci di attivare quasi 9.500 posti di lavoro”.


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