La mobilità privata e pubblica dovrà cambiare. E’ quanto ha stabilito la Unione Europea con le ultime votazioni rispetto i motori endotermici.
Non solo mobilità privata la prossima decisione riguarderà anche i veicoli pesanti come camion, trasporti merci e autobus
Intanto il voto shock del parlamento europeo (340 voti favorevoli, 279 contrari e 21 astensioni) sul comparto auto che vieta dal 2035 la produzione di automobili e veicoli commerciali leggeri a motori che emettono emissioni di anidride carbonica allo scarico. Questo tocca sia le attuali auto ibride benzina elettrico sia le classiche vetture endotermiche.
Lo stop non include al momento dettagli rispetto la circolazione dei veicoli già immatricolati entro quella data, ma segna comunque un’importante rotta per il modello industriale del comparto.
A questo ha fatto seguito la proposta della Commissione europea di nuovi obiettivi ambiziosi per rendere meno inquinante il settore dei trasporti, colpevole di generare oltre il 6% delle emissioni totali di gas serra dell’UE e più del 25% delle emissioni di gas serra del trasporto su strada.
Un dato che è aumentato di anno in anno dal 2014, tranne nel 2020 a causa della pandemia di COVID-19. Particolarmente grave l’apporto di emissioni del settore del trasporto merci, soprattutto su strada. Un settore per cui si prevede una domanda in continua crescita. Già nel 2019 superavano del 44% le emissioni del trasporto aereo e del 37% le emissioni del trasporto marittimo.
L’importante scelta di riduzione delle emissioni di CO2 dei veicoli pesanti nuovi a partire dal 2030 include camion, autobus urbani e pullman a lunga percorrenza.
Come cambierà la mobilità con la proposta di riduzione delle emissioni di CO2 per quasi tutti i veicoli pesanti nuovi
Considerato che gli standard attuali delle emissioni per i veicoli pesanti risalgono al 2019. Non essendo più in linea con i nuovi obiettivi climatici dell’UE, la proposta della Commissione è una riduzione graduale per quasi tutti i veicoli pesanti nuovi con emissioni di CO2 certificate che dovrebbe essere così suddivisa:
- emissioni ridotte del 45% a partire dal 2030;
- emissioni ridotte del 65% a partire dal 2035;
- emissioni ridotte del 90% a partire dal 2040.
Per gli autobus invece la richiesta è più sfidante: a partire dal 2030 tutti i nuovi autobus urbani non dovranno più produrre emissioni.
Sul tema un comunicato di Anfia, Associazione nazionale filiera industria automobilistica, evidenzia la complessità di ottemperare a tali obiettivi giudicando “molto difficile, se non impossibile, sviluppare in così pochi anni – appena sette in riferimento all’ obiettivo del 2030 – soluzioni tecnologiche in grado di dimezzare le emissioni di CO 2 degli autocarri, mezzi da lavoro che hanno caratteristiche tecniche diverse dalle autovetture e, soprattutto, una grande varietà di allestimenti e di missioni”. E rimarcando il venire meno del principio di neutralità tecnologica “Pur apprezzando l’inclusione dei motori a combustione interna alimentati a idrogeno“. Per questo la richiesta è che sia introdotto nel regolamento “un meccanismo di contabilizzazione dei benefici apportati dall’utilizzo dei carburanti rinnovabili, sarà possibile favorire una rapida e sostenibile decarbonizzazione del settore”.
Investimenti sulle infrastrutture di ricarica
Si tratta di una misura che la Commissione prevede di dover accompagnare con investimenti diretti nei veicoli a zero emissioni e nelle infrastrutture di ricarica e rifornimento. Da qui la proposta per il regolamento sull’infrastruttura per i combustibili alternativi che servirà a sviluppare le infrastrutture di ricarica necessarie a sostenere la transizione verde del settore dei veicoli pesanti. Si dovranno installare punti di ricarica e rifornimento a distanza regolare sulle autostrade principali: ogni 60 km per la ricarica elettrica e ogni 150 km per il rifornimento di idrogeno.
Dati stridenti con quanto previsto dall’ACEA, l’Associazione europea dei costruttori di autoveicoli, stima che “per raggiungere il nuovo target al 2030 siano necessari in UE almeno 50.000 punti di ricarica pubblici per gli autocarri, di cui 35.000 ad elevate performance e almeno 700 stazioni di rifornimento di idrogeno – misure strutturali di incentivazione all’acquisto dei mezzi a zero emissioni, una politica energetica che permetta di generare energia elettrica e idrogeno al 100% da fonti rinnovabili e, non ultima, la sostenibilità dei costi per gli operatori del settore”.
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