Il Wwf definisce come veri e propri “peccati capitali” gli errori compiuti in Italia nella gestione dell’acqua, anche perché potenzialmente è tra i Paesi più ricchi di questa risorsa.
Infatti, le precipitazioni ammontano a circa 300 miliardi di metri cubi ogni anno, tra le più elevate in Europa e nel mondo e, secondo alcune stime, la disponibilità effettiva di risorse idriche è di 58 miliardi di metri cubi. La maggior parte di questi provengono da fiumi e laghi, mentre il 28% da risorse sotterranee. Queste sono comunque quantità che stanno progressivamente diminuendo.
A fronte di una disponibilità che va riducendosi, vanno rivisti i vari utilizzi. Dunque, secondo il Wwf, vanno evitati quelli che non ci possiamo permettere, quali ad esempio, la neve sparata dai cannoni per l’innevamento artificiale che sottrae milioni di metri cubi d’acqua all’anno ad altri utilizzi.
La rete colabrodo italiana e gli sprechi
Nel nostro Paese, per ogni 100 litri immessi nella rete di distribuzione, 42 si perdono senza arrivare ai rubinetti. Gli italiani sono anche i più spreconi d’Europa: il consumo medio giornaliero individuale è di circa 220 litri d’acqua al giorno e circa 120-150 metri cubi in media per ogni famiglia in un anno.
I corsi d’acqua cementificati
I corsi d’acqua poi sono stati canalizzati, cementificati, sbarrati e dragati. Le aree naturali di esondazione sono state ridotte, distrutte quelle riparie formate dai boschi e dalle zone umide che creano una sorta di spugna, che favorisce la ritenzione delle acque e la ricarica delle falde durante le piene.
La mancata pianificazione centralizzata della gestione dell’acqua
In Italia, la frammentazione tra i diversi enti è la causa della mancanza di un’adeguata pianificazione. Le Regioni controllano direttamente la gestione del rischio idrogeologico, gran parte delle concessioni d’uso e le politiche agricole, senza spesso alcun coordinamento, nonostante la Direttiva quadro Acque (2000/60/CE) individui nelle Autorità di bacino, gli enti preposti a dare unità affinché la gestione sia sostenibile.
L’inquinamento delle acque
L’Italia ha anche un problema con le sostanze inquinanti, ben 299 secondo i dati Ispra sulle acque interne campionate. Trovati anche pesticidi nel 77,3% dei siti di monitoraggio e nel 32,2% in quelle sotterranee.
Cronaca degli ultimi giorni, la preoccupante riduzione delle portate dei fiumi che, unite a un progressivo abbassamento dell’alveo del fiume, contribuisce alla risalita del cuneo salino, avanzato di 21 km.
Come affrontare la crisi secondo il Wwf
Il Wwf per affrontare la siccità e i diversi problemi che colpiscono il settore propone:
- di impiegare soluzioni Nbs (Nature based solution) ispirate alla natura, che da sempre sfrutta il funzionamento degli ecosistemi per trattenere l’acqua, renderla disponibile e ricaricare le falde;
- ripristinare il funzionamento ecologico dei fiumi, aumentando la capacità di assorbimento delle fasce ripariali e rigenerare le zone umide, veri bacini naturali di raccolta d’acqua, che rispetto ai bacini artificiali, non interrompono il ciclo dell’acqua;
- proteggere il suolo, le foreste e tutte le zone umide che hanno il compito di ricaricare le falde freatiche;
- ridare centralità alle Autorità di Bacino che deve essere l’unica regia a programmare gli usi dell’acqua in base alla reale situazione della risorsa e alle priorità;
- rivedere le concessioni idriche dando priorità agli usi idropotabili, all’agricoltura e all’ambiente, evitando utilizzi impropri, come per la neve artificiale;
- combattere lo spreco e incentivare il risparmio.
Infine, prioritaria rimane la necessità di abbattere le emissioni di gas climalteranti, deleterie per la natura e l’uomo.
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