Un’esperienza italiana di successo che, cosa non troppo frequente, ci vede primi in Europa per adesioni. E’ uscito il nuovo numero di e7
2.479 Comuni firmatari nel nostro Paese su 5.300 nella Ue . Di questi, 1,980 hanno già redatto e consegnato il proprio piano d’azione (Paes). Il Patto dei sindaci si conferma un’esperienza italiana di successo.
Non un aspetto banale – sottolinea il focus di apertura del nuovo numero di e7 – perché questo piano è uno strumento fondamentale per valutare nel dettaglio lo stato dell’arte ambientale ed energetico di un territorio, al quale seguono le migliori azioni possibili per uno sviluppo sostenibile. Tutti elementi coerenti con il modello della smart city con cui il Patto può e deve fare squadra.
Volendo però andare oltre i numeri e comprendere quale sia lo stato dell’arte in Italia di questo importante programma comunitario, è opportuno definire quali siano gli ostacoli da superare affinché il percorso si compia in tutte le sue fasi. Una riflessione, questa, su cui si è dibattuto presso la sede dell’Enea (coordinatore nazionale del Patto), nel corso del convegno “Il futuro del Patto dei sindaci – impegni per il semestre di presidenza italiana del Consiglio Ue”.
“Il Patto dei sindaci è uno strumento da difendere e valorizzare – ha spiegato in apertura Federico Testa, Commissario Enea – evitando il rischio che possa divenire scarso di contenuti per alcuni comuni. Serve un coordinamento e una standardizzazione dei modelli”. Inoltre c’è da considerare che “temi tecnici come quello dell’energia sono spesso gestiti male non solo dalle piccole ma anche dalle grandi città. Creando unione tra comuni si ottengono invece risparmi e si standardizza. Il problema di fondo è quello del finanziamento”; non tanto per l’esistenza delle risorse, quanto per l’ordine minimo di grandezza, in termini finanziari, dei progetti ammissibili: “Facendo massa si può accedere a finanziamenti che hanno anche costi più bassi”; ed è questo, ad esempio, il caso della Bei.
Sulla questione dei fondi Riccardo Basosi, rappresentante italiano Energia per Horizon 2020, ha ricordato come questo programma da 78 miliardi abbia tre assi prioritari: “Scienza di eccellenza, leadership industriale e sfide della società”; in quest’ultimo rientra il campo dell’energia che, in particolare, allocherà circa 15 miliardi tra efficienza energetica, smart grid e filiere di settore.
Fondamentale per comprendere potenzialità e nodi da sciogliere anche il confronto con gli enti regione, coinvolti in numero crescente come coordinatori territoriali del Patto. Cristina Battaglia della Regione Liguria, ad esempio,ha rimarcato come nell’accordo di partenariato relativo ai fondi di coesione “non si prevede specificatamente il Patto dei sindaci”. Senza dimenticare il consueto problema della burocrazia nostrana: “Spesso gli iter per le varie iniziative rallentano i progetti”. Aspetti non secondari considerando che quello del Patto non è solo un tema di sostenibilità e ambiente, ma anche “di sviluppo economico e occupazione”.
Stefania Crotta, Regione Piemonte, ha aggiunto: “In generale, nel redigere i Paes, non sempre le potenzialità del territorio sono state inglobate, ma c’è stato a volte una sorta di copia e incolla”. In Piemonte, “data una regione di 1.200 comuni, non ha senso fare 1.200 Paes, occorre invece sfruttare l’opportunità dei piani congiunti”.
Maria Rosaria Mesiano della Regione Calabria, quindi, sottolineato il ruolo dei coordinatori nell’aiuto alle amministrazioni: “Abbiamo scelto di fare un bando con una dotazione di 5 milioni a favore di chi devo redigere il Paes e attivare sistemi di monitoraggio e gestione, con un occhio particolare alle aggregazioni nell’intento di massimizzare i risultati”.
Un percorso già di successo per la Regione Lombardia questo, come ha ricordato Mauro Fasano: “Sono 800 i nostri aderenti, per 5,9 milioni di abitanti. La Provincia di Milano con 80 comuni ha creato un progetto unico da 90 milioni di euro che ha ottenuto il finanziamento dalla Bei”.
Infine, Romano Giglio dell’Università di Pisa ha rilanciato la difficoltà con cui sarà possibile reperire fondi a sostegno dei progetti nei prossimi anni, come nel caso dei fondi di coesione: “È illusorio pensare di usarli per ottemperare quello che c’è scritto nei patti”.
Una problematica, infine, che sottende più i progetti che le specifiche tecnologie per attuarli, stando ai dati forniti da Marcello Capra del ministero dello Sviluppo economico: “Gli investimenti pubblici e privati nelle tecnologie del Set Plan – Strategic Energy Technology Plan europeo – sono cresciuti nella UE da 3,2 miliardi di euro nel 2007 a 5,4 nel 2010”.
In sommario, sul nuovo numero del settimanale di QE, anche: Smart Meter, controlli metrologici con le nuove regole per il contatore elettrico; Germania: Energiewende e storage, parla Philip Hiersemenzel, portavoce di Younicos; Il patrimonio come risorsa: ottimizzare i processi per riqualificare l’edilizia; Smart City. Trento: la città dell’innovazione; L’efficienza a 360 gradi, a colloquio con Aldo Iacomelli (assoEGE).
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