Dieselgate, Transport&Environment: “L’Europa ha bisogno di un’autorità di omologazione indipendente”

Fca ScandaloÈ vergognoso che l’Europa debba dipendere dalle autorità statunitensi per poter sorprendere i produttori di auto che barano sui test delle emissioni. Gli stessi motori diesel 3.0 sono usati in Europa in alcuni modelli di Lancia e Maserati ma nessuna domanda è stata sollevata. In media le autovetture Fiat emettono su strada un livello di NOx circa 15 volte superiore ai limiti di legge, in quanto il sistema di trattamento dei gas esausti smette di funzionare correttamente appena il test finisce, ma le autorità italiane rifiutano di agire”. Così Veronica Aneris, Senior policy officer del gruppo ambientalista Transport & Environment (T&E), commenta a Canale Energia il “caso FCA”, l’accusa rivolta dall’EPA al colosso italo-americano sulla manomissione delle emissioni dei motori diesel.

Sullo sfondo una macchia che tende ad avere contorni sempre più indefiniti: mentre si allargano i sospetti sulle falsate emissioni dei modelli della francese Renault, fa rumore la richiesta a Bruxelles del Ministro dei Trasporti tedesco Alexander Dobrindt, in un’intervista riportata da Bloomberg, di “garantire il richiamo” di alcuni modelli del Gruppo FCA.

L’Europa ha urgentemente bisogno di una autorità di omologazione indipendente che possa assicurare il rispetto delle regole, come accade negli Stati Uniti”, prosegue la Aneris focalizzandosi sulla presenza comunitaria di FCA. La scorsa settimana “in Parlamento Europeo, il Viceministro alle Infrastrutture e Trasporti Riccardo Nencini si è infuriato con quei deputati che hanno osato sollevare domande circa l’irregolarità delle emissioni di FCA e sul perché le indagini italiane non siano ancora state completate”. Per il momento, infatti, “il governo italiano si oppone ad ogni supervisione o controllo sulla procedura di omologazione”.

A quanto pare “proteggere Fiat è più importante dei 3,1 milioni di auto diesel fortemente inquinanti che viaggiano sulle strade italiane”, conclude la Aneris. Numeri che se rapportati ai decessi prematuri per inquinamento “contribuiscono ogni anno alla morte di circa 70.000 persone”.

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