Il Politecnico di Torino ha siglato un accordo con la start up italiana D-Orbit per ridurre i detriti spaziali lasciati dai satelliti. L’intesa, relativa alla licenza di brevetti sviluppati dal Dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale (DIMEAS) dell’Ateneo, vuole limitare il rischio di collisione tra detriti orbitali e veicoli spaziali.
Come funziona il sistema
La regolamentazione internazionale sui rifiuti che gravitano intorno alla Terra e sullo smantellamento dei satelliti prevede che, per evitare l’ulteriore accumulo di “spazzatura spaziale”, questi vengano spostati nella cosiddetta “orbita cimitero”, molto lontana dalla Terra. La giovane start up D-Orbit, che dal 2016 è stata accolta nel progetto europeo TeSeR-Technology for self-removal of spacecraft, guidato dall’Airbus defence and space, ha sviluppato un sistema di propulsori indipendenti per satelliti e nanosatelliti che entra in funzione solo quando serve. Così è possibile ridurre i tempi della procedura di generazione dei satelliti, che possono toccare i 6 mesi, e gestirne con maggiore facilità il rientro, spesso compromesso dalla scarsità di carburante.
Uno scambio alla pari
“Gli investimenti del Politecnico sul fronte del trasferimento tecnologico degli ultimi anni stanno dando i loro frutti”, ha evidenziato in nota stampa Emilio Paolucci, Vice rettore al Trasferimento Tecnologico. Di rimando Luca Rossettini, CEO di D-Orbit, ha mostrato fiducia nella possibilità per l’azienda di acquisire “nuove skills e ingegneri ottimamente formati” e di offrire, al contempo, “un complemento ideale” alle “eccellenti attività istituzionali e a quelle rivolte all’industria” del Politecnico.
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